Ripubblichiamo un servizio del 25.10. 2003 sulla docente corleonese, in occasione della presentazione di un suo libro
di DINO PATERNOSTRO
CORLEONE - Se pensa a Linuccia, la sorellina morta di difterite nel 1941, all'età di 7 anni, ancora si commuove. «Era una bambina buona e bellissima - dice - e di un'intelligenza straordinaria». Si commuove anche a guardare le foto di papà Leoluca, che gestiva un negozio di generi alimentari nella centralissima via Bentivegna, e di mamma Emanuela, poste su una consolle, accanto a quella di nonno Peppe. All'età di 82 anni, Maria Patti, insegnante di lettere classiche in pensione, è ancora di un candore fuori dal comune. Ama la sua Corleone con grande intensità e non sopporta che se ne parli male, nemmeno per le gesta criminali di personaggi come Riina e Provenzano. «La mia città - sostiene - ha tanti personaggi importanti e positivi che non può essere offuscata da qualche figlio degenere». Non solo Leoluca e Bernardo, i due santi che costituiscono l'orgoglio di ogni corleonese. Non solo Bernardino Verro e Placido Rizzotto, “apostoli” dei contadini, entrambi assassinati dalla mafia. Ma anche dotti sacerdoti come don Biagio Ortoleva e don Giuseppe De Gennaro. Proprio su De Gennaro, figura eminente di sacerdote e di educatore, studioso di storia e di letterature classiche, vissuto tra la metà dell'Ottocento e i primi anni del Novecento, Maria Patti ha scritto un'opera in due volumi, alla quale ha lavorato per dieci lunghi anni. «A farmi scoprire la sua figura è stata una sua pronipote, la mia maestra della scuola elementare. Mi ha donato un volume scritto in latino e greco dal suo illustre congiunto, che io conservo gelosamente. L'ho voluto tradurre e pubblicare, inquadrandolo nel contesto dei fermenti politico-culturali risorgimentali», dice la professoressa Patti, che a Corleone (e non solo) resta una delle poche persone in grado di tradurre dal latino e dal greco e di scrivere in queste due lingue, che lei non considera affatto morte.Maria Patti ha frequentato il liceo classico a Corleone e si è laureata in lettere classiche all'Università di Palermo, in un periodo difficilissimo, durante la seconda guerra mondiale. «L'esame di laurea l'ho sostenuto il 4 luglio 1943 a Santa Flavia, dove il Rettore di allora aveva spostato la sede d'esami, dato che a Palermo i bombardamenti si susseguivano giorno per giorno». Ma l'esercito alleato, in quella terribile estate di sessant'anni fa, bombardò anche Corleone. «Conservo ancora - dice Maria Patti, mostrandocela - una scheggia di bomba che il 13 luglio mandò in frantumi i vetri di questa nostra casa a Corleone». Altri tempi e altri contesti storico-culturali, ma a quei tempi e a quei contesti Maria Patti è rimasta indissolubilmente legata. Ancora oggi, i valori che per lei contano sono Dio, Patria e Famiglia. Ancora oggi si commuove e racconta che, durante la guerra, lei digiunava per solidarietà con i soldati italiani al fronte, che pativano fame e sete.Nel pomeriggio di sabato, la figura di questa studiosa all'antica e la sua ultima fatica letteraria sono state al centro di un incontro-dibattito nel salone di San Ludovico, organizzato dall'amministrazione comunale, al quale sono intervenuti monsignor Emanuele Catarinicchia, già vescovo di Mazara del Vallo e per tanti anni decano-arciprete di Corleone, il prof. Giuseppe Spatafora, la prof.ssa Natalia Scalisi, il prof. Francesco Magno, il provveditore Giuseppe Giambalvo, il vice-sindaco Nino Iannazzo e il sindaco Nicolò Nicolosi.
Dino Paternostro
25.10.2003
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