di DINO PATERNOSTRO
Che i cittadini vogliano divertirsi, con le “estati” e con le “notti bianche”, è normale e giusto. Ed è altrettanto normale e giusto che gli amministratori comunali offrano ai cittadini l’opportunità di stare insieme e socializzare. Anzi, chi amministra una città ha il dovere di farlo. Insieme a questo, però, ha pure altri doveri: quello di garantire l’efficienza e la funzionalità dei servizi, quello di promuovere le risorse economiche e culturali del territorio, quello di aiutare la crescita civile dei cittadini. Le stesse “estati”, “notti bianche” ed eventi simili, adeguatamente organizzati, possono essere utili anche per raggiungere questi obiettivi. Per esempio, il “Cous-Cous Fest” che si svolge da 14 anni a San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani, si pone (e raggiunge insieme) tutti questi obiettivi: i cittadini (non solo di San Vito) escono, socializzano, stanno insieme, si divertono; ma il comune (con la Provincia, la Regione e le Aziende private) promuove i luoghi naturalistici e culturali del territorio e un prodotto come il cous-cous, fondamentale per l’economia della cittadina trapanese. E gli assaggi dei prodotti non sono gratis: ogni cittadino paga un ticket di 10 euro, col quale può assaggiare il cous-cous, può bere una bevanda e consumare un dolce tipico.
Ma c’è un esempio ancora più vicino a noi, che riguarda Campofiorito, proprio a due passi da Corleone. Da anni gli amministratori comunali hanno inventato la “Festa della Fava”, che ogni prima domenica di agosto ormai riesce a coinvolgere migliaia di cittadini dell’intera provincia di Palermo. Lungo corso Antonio Gramsci, si ride, si scherza, ci si diverte, ma ci sono anche gli stand utilizzati da alcune aziende, che promuovono i loro prodotti, vendendoli. L’unico comune che nemmeno ci prova a coniugare il divertimento con la promozione dei prodotti del territorio è Corleone. Da noi il sindaco e gli assessori – degni eredi dei dominatori spagnoli di un tempo – al popolo sanno dare solo le tre effe: “feste, farina e… forca”. Come hanno fatto per la “notte bianca” di ieri, comprano (con i nostri soldi) centinaia di chili di panini, salsiccia, sfincione, pasta a forno, anguria, cornetti; comprano (sempre con i nostri soldi) centinaia di litri di vino; e poi offrono tutto gratuitamente ai visitatori, per l’abbuffata notturna. Nessuna promozione di prodotti tipici, solo bevute e abbuffate. Solo spreco di denaro pubblico, che non possiamo più permetterci.
Sappiamo che la recente “Estate Corleonese” (assolutamente sciatta e povera di qualità, tranne per qualche associazione “amica”, che ha fatto l’abbuffata di incarichi retribuiti) è costata quasi 60 mila euro. Una somma spropositata! Ancora non sappiamo di preciso quanto è costata la “notte bianca”: fino a venerdì mattina non lo sapeva neanche la segretaria-direttrice generale del Comune, da noi interpellata. Si sussurra, non meno di 100 mila euro. Forse di più. Sempre pagati da noi cittadini. Per avere in cambio solo un po’ di divertimento, ma nessun investimento produttivo. Davvero un reato politico, di fronte alla drammatica crisi economico-finanziaria che attraversano l’Italia, l’Europa e il Mondo. Dopo anni di sottovalutazione, per farvi fronte, il governo Berlusconi – tra le altre cose – ha ridotto drasticamente i trasferimenti agli Enti Locali. Lo stesso sarà costretta a fare la Regione. I comuni, quindi, compreso (ovviamente) il comune di Corleone, avranno meno soldi dallo Stato e dalla Regione. Come pensano Iannazzo e la sua giunta di fronteggiare le minori entrate: aumenteranno le tasse per i cittadini (Ici, Tarsu, etc.) o taglieranno i servizi per i cittadini? E lo spreco dei 60 mila euro dell’estate e degli oltre 100 mila per la notte bianca come si concilia con queste ristrettezze finanziarie? Siamo di fronte all’irresponsabilità di amministratori, che rischiano di portare il comune al dissesto finanziario, pur di raccattare una manciata di consensi elettorali. Tutto il contrario di ciò che servirebbe alla nostra città.
Dino Paternostro
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