martedì 12 luglio 2011

PASOLINI E LA TELEVISIONE

Pierpaolo Pasolini
di Francesco Virga
AA. VV. PASOLINI E LA TELEVISIONE. A cura di Angela Felice. Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia. Marsilio Editori, Venezia 2011, pp.263.
Il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia, in stretta collaborazione con l’Associazione Fondo Pasolini della Cineteca di Bologna, ha organizzato nel 2009 un Convegno per mettere a fuoco un tema particolarmente attuale che ha occupato gran parte dell’opera di uno dei più grandi intellettuali del secolo scorso. Il volume intitolato Pasolini e la televisione, pubblicato da Marsilio nel maggio scorso, oltre a raccogliere gli Atti del memorabile Convegno, offre una ricca e, in parte, inedita documentazione che può diventare la base di un serio rilancio del dibattito intorno alla controversa figura del poliedrico autore che sarebbe ora di liberare dal suo personaggio, come giustamente auspicato dalla curatrice del libro, Angela Felice, nella sua incisiva presentazione:
icona e mito che si presta all’agiografia acritica da santino, come pure allo scavo voyeuristico nella biografia dell’uomo. Occorrerà invece ricorrere a lui, e alla sua debordante militanza e creatività di scrittore , artista, pensatore e cineasta – anima e corpo da intellettuale radicale e mai chierico traditore – come a una monumentale testimonianza recuperabile in assenza di lui. E che perciò ci parla e ci interroga: perché sottolinea ancora di più il vuoto del presente e quello che avremmo potuto essere, anche con la sua ispirazione, e che invece non siamo diventati e non siamo. ( A. Felice, op. cit., pag.7)
Basta dare un’ occhiata all’indice del libro per farsi un’idea della profondità e dell’ampiezza dei contributi critici presenti e del carattere inedito di alcuni documenti pubblicati. La prima parte del volume affronta di petto il rapporto dialettico avuto da Pasolini, fin dagli anni cinquanta, con la televisione. Nella prima sezione studiosi di formazione diversa si confrontano su un tema tipicamente pasoliniano: Televisione e omologazione. Nella seconda si scandaglia, in modo inconsueto, lo sguardo critico dello scrittore sulla televisione. Particolarmente lucidi ed originali gli interventi di Bruno Voglino, che svela l’ amore negato tra il poeta e la TV, e di Gian Paolo Gri che individua nel metodo dell’ osservazione partecipante e nel rimpianto per l’ origine punti di contatto tra Pasolini e Lèvi-Strauss.
Oltremodo interessante, dal nostro punto di vista, la terza sezione che mette a fuoco l’influenza avuta dalla televisione nella mutazione della lingua italiana. Vincenzo Orioles, Alberto A. Sobrero, Michele A. Cortelazzo ricostruiscono sapientemente il contesto che contribuì a generare il saggio pasoliniano Nuove questioni linguistiche dell’autunno del 1964. Vincenzo Oriales, in specie, si sofferma ad analizzare uno degli ultimi interventi pubblici di Pasolini, generalmente trascurato dalla critica, la lezione-dibattito tenuta al Liceo Palmieri di Lecce intitolata Il volgar eloquio, oggi disponibile anche nel suo formato sonoro.
Le altre tre sezioni analizzano puntualmente tutti gli interventi televisivi di Pasolini, dal suo dialogo con Ezra Pound all’intervista di Enzo Biagi, compresi i suoi sporadici interventi nella televisione francese e tedesca. Un capitolo è dedicato, inoltre, all’analisi del modo in cui la televisione italiana ha rappresentato il delitto Pasolini. Particolarmente ricca l’ultima sezione dedicata alle testimonianze e agli sguardi in diretta; quì spicca, su tutti, l’intervento di Giuseppe Bertolucci e Carlo di Carlo che spiegano il metodo seguito per la ricostruzione del documentario intitolato La rabbia di Pasolini. In appendice si trova inoltre una telegrafia degli interventi televisivi del poeta ed una bibliografia essenziale degli scritti di P. P. Pasolini sulla televisione.
Per concludere ci piace fare nostre le parole tratte da uno degli interventi più belli contenuto nel libro:
Pasolini aveva letto troppo attentamente Gramsci (a differenza di tanti intellettuali di Sinistra snobisticamente distratti in proposito) per non rendersi conto dell’importanza della televisione e, siccome era anche uno dei pochi a sapere cos’è il popolo, era perfettamente in grado di valutare l’influenza politica, morale, culturale esercitabile ed esercitata sulle masse dalla televisione. (B. Voglino, op.cit., pag 47).
FRANCESCO VIRGA

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