Giovanni Falcone e Paolo Borsellino |
SONDAGGIO CHOC. I risultati di un’indagine effettuata su 1.062 studenti di 8 scuole siciliane, una del Bresciano e una di Udine. Per il 31% la mafia è un’invenzione o addirittura un bene, il 34% non sa cosa sia il pizzo
PALERMO. Il 34% degli studenti siciliani, secondo un campione preso in esame di 1.062 ragazzi di età compresa tra i 15 ed i 18 anni, non ha mai sentito parlare del «pizzo»; il 18% considera Falcone e Borsellino degli illusi se non addirittura dei fessi; il 10% di studenti ritiene Riina e Provenzano uomini d’onore; per il 31% degli studenti la mafia è un’invenzione o un bene. E ancora: il 41% ritiene che le forze dell’ordine siano «sbirri» e persino inutili, il 71% non ha fiducia nelle istituzioni e il 64% pensa che la politica sia uno spreco di denaro. Questi i risultati emersi dal sondaggio «Sedici risposte per il tuo futuro» effettuato dall’associazione MafiaContro, in collaborazione con l’Asasi, che ha coinvolto gli studenti di otto scuole siciliane, una di Palazzolo sull’Oglio (Brescia) ed un’altra di Udine. Dall’analisi delle risposte rimane però «uno zoccolo duro – secondo MafiaContro – sul quale bisogna insistere per rimuovere ampi residui di un sentire mafioso fortemente condizionato da fattori socio economici». Risulta infatti che il 48% degli studenti provvederebbe a vendicarsi direttamente o, peggio, si affretterebbe a chiedere aiuto a qualcuno in grado di spalleggiarli, in caso di ingiustizia. Per quanto riguarda il rapporto giovani e scuola, è risultato che il 55% crede che le attività scolastiche non aiutino a formare le coscienze e un 21% afferma che i maggiori insegnamenti li hanno ricevuti per strada. Il test, effettuato tra dicembre 2010 e febbraio 2011, è stato comparato con le risposte fornite da un campione di studenti di Udine e della provincia di Brescia ai quali sono stati posti i medesimi quesiti. Il 68% di essi non ha mai sentito parlare (o solo qualche volta) della imposizione del «pizzo» e, in ogni caso, solo il 32% pensa di sapere di che si tratti perché, in effetti, solo la metà di questi ultimi definisce il pizzo una estorsione. Un dato che unisce, in un certo senso, Nord e Sud, è quello che vede il 62% degli studenti di Udine e di Palazzolo decisi a vendicarsi o a chiedere aiuto a qualcuno in caso di una ingiustizia subita. L’unica certezza che li distingue è quel 98% che non ha dubbi nel definire la mafia un male per la nostra società. Più modesta, ma di rilievo, la percentuale del 38% di coloro che ritengono la politica uno spreco di risorse pubbliche o che risponde di non sapere come definirla. Giudizio tutto sommato positivo sul ruolo della scuola. Il 72% risponde che la scuola è in grado di istruire e di informare. Si scende al 55% nel valutare le potenzialità della scuole nel formare nuove coscienze. Un dato in controtendenza è quello del 26% di ragazzi che considera Falcone e Borsellino illusi o fessi mentre il 34% degli intervistati avrebbe preferito non fare nulla o andare via dalla Sicilia qualora fossero stati chiamati a compiere le medesime scelte professionali. «I risultati del sondaggio – ha detto il senatore Carlo Vizzini, presidente di MafiaContro – dimostrano inequivocabilmente due cose: il profondo distacco degli studenti dalla politica e dalle istituzioni, ma anche come il giudizio sul fenomeno mafioso, e su coloro che lo combattono, sia denso di giudizi giustificativi o, peggio ancora, di valutazioni negative sulle forze dell’ordine». «Gli studenti interpellati – ha continuato – sono soggetti nati dopo le stragi di mafia, conoscono la stagione delle stragi sostanzialmente attraverso le fiction tv: dunque emerge con grande urgenza la necessità che la scuola sia dotata di mezzi che consentano ai giovani di conoscere la storia martoriata della loro terra, per poter dare un giudizio consapevole». «In una Regione in cui, da sempre, la formazione professionale ha bruciato milioni di euro – ha concluso Vizzini – ritengo indispensabile il finanziamento della formazione delle coscienze, attraverso l’insegnamento della storia della Sicilia, della propria Autonomia, della devastazione mafiosa e delle battaglie dei grandi siciliani che hanno combattuto contro la mafia anche a costo della vita. Una Regione che ha migliaia e migliaia di consulenti, farebbe ad impiegare più utilmente il proprio denaro e a farlo subito».
La Sicilia, 20.3.2011
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