Se non voti Pdl forse leggi Repubblica, il quotidiano migliore del Paese. Grandi firme, inchieste scomode e una posizione di prima linea nella quotidiana battaglia contro il diffondersi del pensiero unico. Se oltre a non votare Pdl sei di Corleone (il che, lo ammetto, costituisce una rarità), potrà essere accaduto anche a te di sfogliare Repubblica col timore inconfessato di vedere, dietro alla prossima pagina, magari prima di arrivare allo Sport e poter tirare un sospiro di sollievo, l’ennesimo pezzo folkloristico sul tuo paese. Talmente irreale, per te che a Corleone ci vivi, da chiederti se la firma di Salvatore Palazzolo sia in realtà uno pseudonimo usato da Francis Ford Coppola. “Repubblica” ha nel corso degli anni dimostrato un’attenzione maniacale alla mia città affidando il racconto della quotidianità corleonese a grandi professionisti del giornalismo quali, prima di Palazzolo, Attilio Bolzoni. Quest’ultimo, su un inserto del quotidiano, ai tempi della scarcerazione di Riina Jr aveva descritto il nostro paese come percorso dalla frenetica attesa del ritorno del “Figlio”. “[…] e a Corleone stanno già festeggiando” erano le parole conclusive di quel pezzo infamante condito con le foto del vecchio che passeggia a dorso di mulo in piazza o di poco raccomandabili stradine buie. Lo stesso Bolzoni avrebbe ricevuto più tardi la cittadinanza onoraria di Corleone, a differenza mia che, pur onorandomi di esserne cittadino, resto un semplice “disonorato” corleonese. Disonorato da Bolzoni, s’intende. Pochi giorni fa Repubblica.it si è nuovamente ricordata del mio paese per via della morte del fratello di Bernardo Provenzano, Simone. Qualcuno avrà chiamato Palazzolo chiedendogli il pezzo sull’argomento e scommetto che gia a Ficuzza il buon Palazzolo, da professionista qual è, aveva già tutto bell’e pronto. Peccato dover dire che nelle sue righe che parlano all’Italia di un funerale di popolo, di un paese bloccato, di vigili ossequiosi e di saracinesche abbassate di vero non ci sia nulla. O meglio, non ci sarebbe nulla di onestamente vero se alla realtà siciliana si fosse guardato con gli occhi sinceri di chi alla Sicilia non volta le spalle (e il cuore) una volta passato Ganzirri. Io sono corleonese e a quel funerale ho assistito, pur non essendo in corteo. I vigili facevano il loro lavoro, lo stesso che farebbero durante qualunque altro corteo funebre, ma evidentemente Palazzolo non era mai stato a Corleone, men che meno durante un funerale, altrimenti si sarebbe accorto che noi corleonesi le saracinesche le abbassiamo per il rispetto che si deve a chi muore e magari dietro a quelle saracinesche recitiamo anche i nostri “Eterno riposo” all’anima che lascia la vita. Siamo così, che ci possiamo fare? Buona gente intrisa di sentimento cattolico che teme Dio più della Mafia e che a Dio eleva preghiere di intercessione per quelle vite che la Mafia ha portato con sé, uccidendole o ammaliandole. Il che non era il caso del “Fratello del boss” o almeno così non sembra. Sono un ragazzo di Corleone Dialogos, ho la tessera di Libera, di Arci e voto Vendola, eppure oggi provo vergogna solo per l’ignominiosa tendenza dei giornalisti più illuminati a voler descrivere il mio paese come irredimibile, cattivo dentro, incatenato per sempre alla sua natura omertosa e terribile. La loro Corleone mi fa schifo, la mia l’adoro. Mi chiedo come avrei dovuto comportarmi per non mostrarmi ossequioso e per far sventolare il mio tesserino di comprovata onestà? Strombazzare il clacson al passaggio del feretro? Mettere la Banda Bardò a tutto volume? Dire a voce alta che “i Provenzano ci hanno rovinato”? Avrei dovuto, quindi, disonorare la mia terra e la mia cultura che mi hanno insegnato il rispetto per il prossimo che soffre e il timore di Dio? Avrei, quindi, dovuto commettere lo stesso peccato di Bernardo Provenzano che il prossimo lo uccideva e che su Dio spergiurava? Avrei dovuto, per colpa sua, maledire suo fratello. Lo chiedo a te Salvatore Palazzolo. Lo chiedo a Repubblica. Che delusione capire, leggendo il tuo giornale, di essere solo contro un mondo che, passino anni o secoli, continuerà a credere che Corleone è, e resterà per sempre, la fottutissima Capitale della Mafia.
Walter Bonanno
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