Roberto Maroni |
Ebbene, i risultati di questo semestre sono allarmanti. La “consolidata presenza” in alcune aree lombarde di “sodali di storiche famiglie di ‘Ndrangheta ha influenzato la vita economica, sociale e politica di quei luoghi”, si legge nella relazione, che sottolinea il “coinvolgimento di alcuni amministratori pubblici locali e tecnici del settore”. Il condizionamento sulla vita politica ed economica lombarda è forte, le infiltrazioni sono soprattutto nel “sistema degli appalti pubblici, nel combinato settore del movimento terra e, in alcuni segmenti dell’edilizia privata” come il “multiforme compartimento che provvede alle cosiddette ‘opere di urbanizzazione’.”
La presenza del crimine organizzato in nord Italia è talmente radicata da non avere più bisogno dell’intimidazione quale meccanismo di coercizione. Anzi, il sistema è così permeato che, come sottolinea la Dia, la ‘Ndrangheta oggi si serve di “nuove e sfuggenti tecniche di infiltrazione, che hanno sostituito le capacità di intimidazione con due nuovi fattori condizionanti: il ricorso al ‘massimo ribasso’ nelle gare d’appalto e la decisiva importanza contrattuale attribuita ai fattori temporali molto ristretti per la conclusione delle opere”. Insomma, una volta radicatasi sul territorio, la ‘Ndrangheta ha imparato a giocare con le regole del posto utilizzando leggi e bandi a proprio vantaggio.
La Lombardia è poi la più ghiotta delle prede, l’Expo previsto per il 2015 è già un intrico di corruttele e infiltrazioni: ricordando infatti l’arresto di amministratori pubblici e imprenditori che hanno collaborato con la ‘Ndrangheta, la Dia lancia il suo monito: “Si rischia che l’associazione criminale s’infiltri con successo negli appalti per l’Expo 2015″. Per evitarlo, si legge nella relazione, occorre un “razionale programma di prevenzione”. Non solo Lombardia, però. La ‘Ndrangheta ha ramificazioni in Piemonte al Veneto, passando per la Liguria, l’Emilia Romagna e anche la Toscana: in questi territori – come ricorda Sos Impresa – interessati da grandi appalti e opere infrastrutturali, ci sono enormi possibilità di riciclaggio e di occultamento nell’economia legale. Sos Impresa ricorda il caso di Rocco Lo Presti che, morto il 23 gennaio 2009, arrivato a Bardonecchia nel lontano 1963, riesce nel giro di pochi anni a prendere il controllo del piccolo comune piemontese facendone un paradiso del cemento facile, del riciclaggio di denaro, della corruzione politica in collaborazione con la ‘ndrina dei Mazzaferro, clan che ha la sua “capitale” in quella Marina di Gioiosa Jonica che a Lo Presti diede i natali. A rischio anche il Lazio: “La Capitale – si legge nel rapporto della Dia – come altre grandi aree metropolitane costituisce un favorevole luogo per il rifugio di latitanti. Nel primo semestre 2010 sono infatti stati tratti in arresto alcuni esponenti di rilievo delle cosche reggine, sfuggiti alla cattura in precedenti azioni di polizia”, ricorda ancora la Dia. A Roma “gli interessi economici delle cosche si sono via via evoluti concentrandosi nel multiforme e diffuso settore commerciale della ristorazione”. E “le ‘ndrine dei Gallace e Novella sarebbero orientate verso il settore degli appalti pubblici”.
Narcomafie, novembre 2010
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