Bernardo Provenzano |
E poi, avvocato, il boss è anche un padre, no?
“La dimensione familiare è unica. Il rapporto tra figli e genitori è personale, inviolabile, fa parte di un patrimonio affettivo disponibile solo a chi lo sperimenta”.
Lei difende Provenzano. E ha conosciuto Roberta Bontate.
“Quando era piccolissima. Che responsabilità può avere una bambina con papà in cella? Di cosa è colpevole, oggi, rispetto ai suoi ricordi e ai suoi sentimenti?”.
Sonia Alfano invoca la cultura della legalità.
“La legalità ha confini certi.Ognuno risponde delle proprie azioni. Chi vuole affermare un altro codice superiore, basato magari sul razzismo del nome, viola proprio quei principi”.
Chi sono i figli dei boss?
“Ragazzi che hanno avuto un papà normale, uno che gli diceva di fare i compiti e di lavarsi i denti. Come gli altri padri. I boss, generalmente, non si portano appresso la prole in fasce quando vanno a sparare”.
Quindi?
“Gli uomini devono essere valutati per quello che sono e per quello che fanno. Il figlio di una vittima di mafia non vale di più del figlio di un boss, in partenza, per un fattore generico e pregiudiziale. Contano i comportamenti e sulla base di questi si subisce il giudizio. E pure sulle ricchezze…”.
Sì?
“Non è vero che le famiglie dei boss vivano nello sfarzo di soldi illecitamente accumulati. Spesso non c’è un euro”.
Come s’è accorta della riflessione di Sonia Alfano?
“E’ stato Angelo Provenzano a segnalarmela. Voleva rispondere lui”.
E non ha risposto?
“L’ho bloccato. Non aveva titolo per replicare”.
Come sta Provenzano padre?
“Malissimo, in cella, con i riscaldamenti intermittenti per risparmiare. E può usare un numero limitato di maglioni”.
Perché?
“E’ la regola”.
LiveSicilia, 13.10.2010
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