Gaspare Spatuzza |
a cura di Lirio Abbate
Un memoriale dal carcere scritto dal pentito di mafia e inviato a 'L'espresso'. Per raccontare cos'è Cosa nostra, come ci è entrato e perché ha deciso di uscirne
L'ex boss palermitano Gaspare Spatuzza torna a parlare e lo fa questa volta in esclusiva con "L'espresso" seguendo una traccia indicata di argomenti. È un documento unico pieno di riferimenti alla società civile, ai giovani e alla religione. Un duro attacco ai boss e a chi fa affari con loro. Dalla cella in cui è detenuto scrive della voglia di ricerca della verità. Lo ha fatto per far comprendere come gli anni di carcere lo hanno cambiato, ma anche per manifestare solidarietà a chi è minacciato dalla mafia. Spatuzza dal 26 giugno 2008 collabora con la giustizia, accusandosi di oltre 40 omicidi e in particolare della strage di via D'Amelio e di aver partecipato alla stagione stragista del '93. I pm di Caltanissetta e Firenze con le sue dichiarazioni hanno aperto nuovi scenari investigativi sugli attentati a Falcone e Borsellino e per le bombe del '93. L'ex sicario racconta i contatti degli stragisti Graviano con Dell'Utri e Berlusconi, e della trattativa che ci sarebbe stata con lo Stato. Il procuratore di Caltanissetta Lari, l'aggiunto Gozzo e il pm Marino hanno aperto nuove inchieste: le indagini sulla fase esecutiva di via D'Amelio saranno chiuse entro l'anno. Per i pm Spatuzza è attendibile ma il sottosegretario Mantovano gli ha negato il programma di protezione
Sono Gaspare Spatuzza (...) soltanto chi vive sotto questa spada di Damocle sa quanto costa un atto di libertà. La libertà di dire ciò che si pensa, con altre parole la verità, cosa che oggi in tanti non vogliono nemmeno sentirla pronunciare (...) Non posso sottrarmi a quelle poche domande che tra l'altro trattano temi sociali, cosa che mi sta molto a cuore. Primo perché amo la mia terra, secondo, credo che sia più che un dovere dare delle spiegazioni a chi appartiene a quella società civile di cui è parte offesa di tutta questa triste storia (...).
Il lungo silenzio in carcere che è poi esploso in una voglia di giustizia.Nel gennaio del 2005, sono stato trasferito nel penitenziario di Ascoli. Da subito mi rendo conto che quel sistema non mi consentirà di portare avanti quel bellissimo percorso iniziato nell'anno 2000. Percorso di ravvedimento, vissuto in silenzio, meditazione e astinenza di cose superflue. Tanto che, inoltravo richiesta alla direzione di applicarmi la così detta aria riservata. Tanto per capirci si tratta di un circuito penitenziario molto ristretto, ancora più duro del così detto 41/bis. Ma non posso accedere, perché la mia condotta carceraria non necessita di un ulteriore inasprimento. Le voglio dire che in tredici anni di 41/bis non ho mai trasgredito il regolamento penitenziario. Qualcuno, malignamente potrà dire che questo comportamento così lineare è basato solo alla scopo di ottenere benefici. Rispondo che sino a oggi non ho chiesto un giorno di liberazione anticipata. Tanto è vero che, "per libera scelta" da circa due anni vivo in un regime penitenziario ancor più afflittivo del 41/bis. La mia posizione odierna - che sarebbe da collaboratore di giustizia - mi dà la possibilità di beneficiare di permessi premio, ma non ne ho fatta richiesta. (...) Mi ha molto colpito la filosofia. Imbattendomi con tutti questi grandi filosofi che inseguivano tutte quelle materie che il suo fine era di aprire la mente all'uomo. Esempio di quell'uomo che ha deciso di fare un salto nel buio, che poi buio non era, ma la conoscenza. Sto parlando della caverna di Platone. Sa un po' in quell'uomo mi sono rivisto io. Diciamo che questo studio ha contribuito a dare lo stimolo finale a quel desiderio espresso tredici anni fa negli uffici della squadra mobile di Palermo.
La fede e la Chiesa, in che cosa crede?
Da dieci anni vivevo in un mondo tutto mio, avevo assimilato tutto quello che un buon cristiano deve per forza di fede, sapere. Ci sono aspetti importanti e molto personali che per adesso non posso dire. Devo dire che sono cresciuto con una formazione cristiana e cattolica. Però ci sono fatti che poco hanno a che vedere da quell'essere cristiano. Vorrei iniziare dal momento che dovevo fare la prima comunione: per incomprensione con il vecchio prete (non è don Puglisi) non l'ho fatta. Quando mi dovevo sposare, c'era questo problema, ma è stato superato, pochi giorni prima l'ho fatta, prima comunione, cresima e corso matrimoniale, cosa sbagliatissima, oggi dico un vero sacrilegio. Come è sacrilegio tutti quei riti fatti da tutta Cosa nostra. Esempio: quando si compie il rito di affiliazione, si giura davanti a un'immagine sacra. Altra cosa, le parole pronunciate prima di compiere una missione delittuosa: "Andiamo in nome di Dio". Oppure parlando di soggetti appartenenti a Cosa nostra si fa riferimento: "I cristiani". Tutte queste cose oltre a essere indegne, sono parole e riti impuri che rendono l'uomo schiavo del male e nemico di Dio. Soltanto in carcere inizio a leggere libri, in particolare la Sacra Bibbia dandomi modo di entrare in contatto con la parola di Dio. Allora ti accorgi che la vita è un'altra, da quello che ti hanno fatto sempre vedere, ti rendi conto che tutto quello che hai fatto è orribile privo di giustificazione - cosa che ho sempre fatto, dando una spiegazione a ogni azione cattiva - e chiede vendetta a cospetto di Dio. Un vero cristiano non può uccidere un altro uomo: il suo prossimo è poiché prossimo suo, anche suo fratello. Con parole esatte, parliamo di patricidio, matricidio, fratricidio. Quindi, al di là di vedere l'essenza della vita, scopri innamoramento che rappresenta l'essenza dell'amore. Questa realtà ti cambia la vita, te ne accorgi nel modo di pensare, di parlare, di rapportarti con il tuo prossimo. Non solo, ma scopri la libertà, perché un uomo che ragiona con la sua mente è un uomo libero. Non ci sono più vincoli associativi, non sei più un subalterno. Devi solo obbedire alla legge di Dio e a quella degli uomini. Devo dire che aspettavo questo momento di passare dalla parte del bene e una volta fatto il primo passo non ho esitato di mettermi in grazia di Dio, così grazie a brave persone che hanno fatto sì che questo mio desiderio si realizzasse c'è stato questo incontro, bellissimo, con la Chiesa di Dio, di cui oggi sono onorato di appartenere sotto tutti gli aspetti.
L'Espresso, 29 luglio 2010
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