Pubblichiamo le parole emozionate di Giusi, pilastro della cooperativa "Lavoro e non Solo" e del circolo "Liberarci dalle Spine", pronunciate durante il congresso dell'Arci Sicilia. (Miriam Di Peri)
Non avrei mai pensato di dover mettere nero su bianco la mia esperienza all'interno dell'Arci. I motivi che mi hanno portato a fondare a Corleone un nuovo circolo Arci, "LiberArci dalle Spine", nato vicino alla Lavoro e non solo, sono senza dubbio da ricercarsi negli stretti legami che animano quotidianamente il neo circolo e la cooperativa stessa. Paradossalmente, chi vive in una realtà mafiosa come quella corleonese, guarda sempre a questo sistema con un certo distacco. L'argomento è sempre stato un tabù tra noi giovani, sia per il relativo interesse che può suscitare in un ragazzo di 13, 14 anni, sia per la paura stessa di affrontarlo. Con gli anni l'esigenza di conoscere, sapere e confrontarmi, mi ha spinto a riconoscere poi questi limiti e a tentare di superarli. Il progetto "liberArci dalle Spine" promosso da Arci Servizio Civile, mi sembrava un ottimo strumento per farlo. Così non è stato difficile sentirmi parte integrante della cooperativa e collaborare con i soci. Mi sono sentita a casa dal primo gorno in cui ho messo piede nella sede di via Crispi. Ho cercato di dare il mio piccolo contributo per andare avanti nel migliore dei modi, proprio come si fa in una grande famiglia. Ben diverso è stato ritrovarmi davanti all'idea di costituire un circolo. Non avevo ancora chiaro cosa significasse fare "associazionismo", ma la scelta di portare avanti l'intenso lavoro di promozione e valorizzazione dell'impegno di antimafia sociale e legalità democratica, condotto ancora oggi con enormi sacrifici da parte della cooperativa, è stata naturale. Partecipare al congresso regionale di Arci Sicila mi è servito ancora di più per capire in che modo un'associazione può migliorare se stessa, ma soprattutto il territorio in cui vive. Territorio che, come ha sottolineato il presidente Anna Bucca, vive una profonda crisi, non solo in termini economici, ma soprattutto una crisi culturale, che colpisce i diritti individuali e collettivi. é una crisi, questa, che appartiene a tutta la Sicilia. Nei problemi che quotidianamente affrontano le altre realtà Arci regionali con cui mi sono confrontata, ho rivisto le difficoltà che anche a Corleone ci troviamo davanti: un luogo che vede erigere al suo interno i grandi ostacoli che il sistema mafioso, qui più che mai presente, ha lasciato in eredità.
E´ proprio la "cultura" del mio paese che vorrei poter cambiare, attraverso l'unione delle forze della cooperativa e dell'associazione, e di un intenso lavoro da portare avanti: un intreccio di idee e di possibilità in continua crescita ed evoluzione. Vogliamo lavorare affinchè i giovani corleonesi, e non, crescano ponendo alla base della propria vita la democrazia, il rispetto e l'amore verso il prossimo, il diritto di avere un lavoro onesto senza essere costretti ad abbassare la testa di fronte alla volontà di chi si crede di essere più potente degli altri. Nonostante la voglia di fare, spesso tra i più giovani del circolo riflettiamo su quanto sia difficile far capire ai corleonesi, che promuovere inizitive sociali all'interno di Casa Caponnetto, non significa mancare di rispetto a chi prima abitava quel posto, ma che essere in quella struttura e parlare di legalità democratica e antimafia sociale, rappresenta un sostanzaile cambiamento per la società di oggi. La nascita, durante i tre giorni di congresso, di uno scambio di idee, di sensazioni, ma anche il conforto reciproco sono divenuti il carburante di nuovi progetti e iniziative. La condivisione e il confronto hanno così messo in moto un meccanismo che si alimenta di entusiasmo di fronte alla necessità di "agire il
cambiamento".
Giusi Mannina
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