Quanti hanno sfogliato i giornali la vigilia di Pasqua hanno appreso che il presidente del gruppo parlamentare del Pd all’Assemblea regionale siciliana, Antonello Cracolici, ha ricevuto a casa sua il presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Hanno appreso anche che questo incontro non è stato accolto con favore da alcuni esponenti del Partito democratico, che l’hanno stigmatizzato come una scorretteza o come un tentativo di incicucio, cosa – come sapete – oltremodo iniqua perché si tratta di un compromesso o un accordo sotto banco, inevitabilmente a danno del partito di appartenenza. Coloro che hanno criticato l’incontro, che aveva carattere informale, hanno paventato la possibilità che fra Cracolici e Lombardo si fosse raggiunta una intesa virtuale e che questa intesa virtuale sarebbe poi “calata” dall’alto, agli organismi di partito ed ai deputati regionali. Il sospetto che abbiano tramato, insomma, per farsi gli affari loro, è stato suggerito dall’incontro. Null’altro che l’incontro. Una volta i pezzi grossi, qualunque fosse il partito di appartenenza ed il ruolo svolto, s’incontravano assai spesso e non succedeva niente. I partiti facevano la loro parte, discutevano, esaminavano le questioni e arrivavano ad una decisione. Se non ci arrivavano, ci pensavano i leaders più importanti ad arrivare ad una conclusione. Nessuno osava addebitare a qualcuno di avere incontrato il “nemico”, nemmeno al tempo in cui i comunisti “mangiavano” i bambini e la destra era fatta di nostalgici del fascismo. I leaders s’incontravano, ragionavano, si sforzavano di arrivare al dunque, poi spettava agli organi di democrazia interna (rispetto a ciò che succede oggi, ce l’avevano tutti gli organi di democrazia interna, sia a sinistra quanto a centro e a destra) decidere il da farsi. E’ logico che il carisma deigli uomini di riferimento finiva con l’indicare la strada da seguire, ma era normale che fosse così. Oggi, invece, gli incontri sono sinonimo di accordi sottobanco. I partiti non hanno organi interni solidi, di cui fidarsi, e i dirigenti temono perciò di essere scavalcati. Se funzionasse la democrazia interna non avrebbero ragione di temere. Ammesso che da un incontro venisse fuori una scelta non condivisibile, avrebbero il modo di disapprovarla energicamente. Così si arriva al ridicolo di accusare Cracolici di avere sottoscritto il patto con il diavolo come se non spettasse ai deputati ed all’intero Pd approvare quel patto con il diavolo. La vicenda ha però il merito di farci toccare con mano dove si è andati a parare. Qualunque sia la vostra opinione sul governo Lombardo e sul Pd, l’ingresso al governo, la questione giudiziaria, l’opportunità o meno di approvare il bilancio ed altro, fare nascere un caso attorno ad un incontro informale fra persone che hanno responsabilità di governo o di guida dell’opposizione parlamentare, è demenziale. Invece che i contenuti, sui quali ci sarà certo modo di ragionare (approvando e criticando), nel Pd si disputa sull’opportunità dell’incontro. Che cosa è, integralismo politico, caccia alle streghe, voglia di litigare a qualunque costo? Non sappiamo, di certo le sceneggiate attorno all’incontro, prescindendo dal senso delle cose, non è solo un brutto segno, ma la prova di una decadenza davvero inquietante. Scommettiamo che la prossima volta Cracolici e Lombardo, ove dovessero tornare a vedersi, faranno in modo di non farlo sapere. Perché è chiaro che se si è saputo, vuol dire che non hanno usato alcun accorgimento perché non si sapesse. E d’altra parte per quale ragione avrebbero dovuto nasconderlo. La logica, tuttavia, non è sempre buona consigliera. Come nasce il caso? Leggendo l’incipit di uno degli articoli dedicato al “caso”, si apprende che “fa discutere la visita del presidente della Regione Lombardo a casa del capogruppo dell’Ars Cracolici nel bel mezzo della bufera giudiziaria…”. Nel testo si apprende che Cracolici giura di avere fatto gli auguri di Pasqua al Presidente, cadendo nella brace delle illazioni. Chi gli vieta di affrontare o sfiorare argomenti importanti? E’ forse un tradimento farlo? Cracolici deve avere l’autorizzazione per incontrare chi vuole? Se è il presidente del Gruppo vuol dire che gode della fiducia del Gruppo. Ove non fosse così, non dovrebbe nemmeno starsene a casa da solo come capo della rappresentanza parlamentare dell’opposizione. Anche standosene da solo, infatti, potrebbe tradire, telefonando al “nemico”, chattando, inviando mail o usando qualche altra diavoleria delle tecnologie moderne. In definita questa bufera sul vertice – con tanto di titoli – corre il rischio di passare alla storia della minchioneria politica siciliana. C’è ben altro su cui esercitare il diritto di controllo e critica nella derelitta Sicilia.
Da Siciliainformazioni.com
NELLA FOTO: Antonello Cracolici
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