mercoledì 6 gennaio 2010

Qualche riflessione sul passato, sul presente e sul futuro del nostro territorio...

di DINO PATERNOSTRO
Sono stati oltre 160 mila gli accessi a Città Nuove nel 2009. Un numero di contatti ragguardevole per un sito “fatto in casa”, in autonomia, con mezzi poveri e senza “sponsor”. I lettori ci hanno seguito (e speriamo che continuino a farlo sempre di più) perché ci sforziamo di informare e di esprimere con onestà intellettuale un nostro punto di vista su quello che accade (o non accade) in un lembo di terra difficile come quella di Corleone e della zona. I “riflettori” accesi sulla nostra terra ci hanno aiutato e ci aiutano a non “smarrire” la rotta, ci danno più coraggio nell’informare e più forza nel portare avanti la lotta per la legalità e lo sviluppo democratico. Ci consentono di resistere, nonostante tutto.
Nonostante la nuova sequenza di querele per diffamazione intentateci da Lucia Riina e Vincenzo Bellomo, figlia e genero di “don” Totò Riina, e da Carmelo Gariffo, primo cugino e omonimo del nipote prediletto di “don” Binnu Provenzano. Una volta ci querelavano i politici, adesso pare che ci sia un cambio di strategia. Ma un fatto è certo: a Corleone e in Sicilia ormai non si può più tornare indietro. Questo dovrebbero saperlo bene i “querelanti”.I giovani e la società civile hanno imparato che “mafia è brutto” e non perdono occasione per gridarlo. Le cooperative sociali che gestiscono i terreni confiscati alla mafia ormai costituiscono un esempio concreto e visibile di come “l’antimafia conviene”, di come è possibile avere lavoro e prodotti “puliti” anche in una terra dove fino a pochi anni fa scorazzavano indisturbati boss mafiosi di prima grandezza. Si consolida di anno in anno il nostro “ponte ideale” con la Toscana e con altre regioni d’Italia. I campi di lavoro antimafia vedono ogni anno (e ormai da 5 anni!) centinaia di ragazze e ragazzi impegnati nel coltivare i terreni confiscati alla mafia, al fianco dei soci lavoratori a Corleone, a S. Giuseppe, a Canicattì. Non è solo solidarietà, ma condivisione, consapevolezza che la lotta alla mafia è una lotta che riguarda tutti gli italiani e non solo quelli che abitano in Sicilia, in Calabria, in Campania o in Puglia.
Questo impegno a fianco dell’antimafia sociale è condiviso da tante amministrazioni comunali, a cominciare da quella di Corleone. Se Nino Iannazzo e la sua giunta riuscissero a superare la schizofrenia che li vede impegnati da un lato al fianco delle cooperative antimafia nella pratica di percorsi di legalità e dall’altro al fianco della peggiore politica nella pratica di clientelismo selvaggio dall’altra, allora a Corleone potrebbe affermarsi una nuova classe dirigente, capace di guardare agli interessi generali e non al proprio interesse personale o di gruppo.
Per crescere e fare il salto di qualità, Corleone ha bisogno di sviluppo vero, di sviluppo nella legalità, di lavoro duraturo e “pulito”. E quindi dovrebbe trovare il modo di attivare il caseificio di contrada “Noce” e il mercato ortofrutticolo di contrada “Santa Lucia”. Dovrebbe fare in modo che decolli la grande viabilità, attraverso una “bretella” di collegamento con la “veloce” Palermo-Sciacca e il completamento dell’ammodernmento della SS 118 nel tratto Corleone-Marineo-Bolognetta. Dovrebbe battersi per servizi sociali di qualità, per servizi sanitari diffusi nel territorio, contrastando con forza (e senza “furbizie” da vecchia politica) ogni tentativo di ridimensionamento del Presidio Ospedaliero “Dei Bianchi”. Come, purtroppo, sta avvenendo con la soppressione della “Ginecologia” e con l’Ostetricia trasformata in solo “Punto Nascite”. Per fare ciò è necessario costruire una larga unità d’intenti tra le forze vive del territorio. Solo così si costruirà futuro. Vogliamo provarci?

1 commento:

  1. Caro Direttore,
    Condivisibilissimi i contenuti della Tua riflessione...nella quale manca un cenno al ruolo che i Corleonesi nel Mondo (circa 25-30 mila) potrebbero avere per lo sviluppo pulito di Corleone, non a livello individuale, ma come Movimento Unificato.
    Il Compito di unificare é istituzionale e deve parterire da una Amministarzione (con la A maiuscola), come anche da me spesso proposto e auspicato:
    un CORdiaLEONESE saluto da Svizzera
    Leoluca Criscione .

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