di Gianni Parlatore
Dopo gli ultimi episodi di cronaca legati ad intimidazioni, minacce ed incendi dolosi, da più parti si torna a parlare di recrudescenza del fenomeno estorsivo. Gli uomini del “pizzo” sono tornati a colpire con continuità ed in maniera diffusa, non limitandosi più alla sola colla nei lucchetti: a Palermo e a Gela due attività commerciali sono state devastate dalle fiamme, mentre a Porto Empedocle si è addirittura sparato contro la saracinesca di un bar. Secondo i magistrati antimafia di Palermo sono ancora, invece, pochi i commercianti e gli imprenditori che denunciano, preferendo, per paura o per sfiducia, pagare piuttosto che collaborare con le istituzioni. Di questo ed altro Livesicilia ha parlato con Enrico Colajanni, presidente di Libero futuro e storico promotore dell’associazione “Addiopizzo”, impegnata da sempre nella lotta al racket dell’estorsione.
Colajanni, il nuovo anno è iniziato così come era finito quello precedente: incendi, intimidazioni e, secondo i magistrati della procura palermitana, ancora poche denunce e tanta paura….“Questa è l’interpretazione più pessimista, rispetto alla quale non siamo del tutto d’accordo. E’, però, innegabile che ci sia una certa resistenza ed una scarsa disponibilità a collaborare in parte per timore, in parte per sfiducia nelle istituzioni. Gli imprenditori hanno paura di restare soli. Registriamo una diffusa tendenza a non pagare e non denunciare, ma anche la non-denuncia è un atto di debolezza. Finché ci sarà un imprenditore che non denuncia ci sarà un mafioso che impone il “pizzo” o che incendia e minaccia”.
Sembra proprio che in concomitanza del periodo festivo vi sia stata un’impennata degli episodi relativi al fenomeno estorsivo, con attentati e pressioni in varie parti della Sicilia. Quali sono le sue riflessioni a tal proposito?“Sicuramente durante le festività natalizie abbiamo registrato numerosi eventi di questo tipo, segno della forte presenza della mafia sul territorio in risposta soprattutto agli ultimi arresti. L’organizzazione mafiosa ha messo in piedi una sorta di marketing pressante volto a far sentire la presenza forte sull’economia della nostra regione”.
A Brancaccio, tra le zone della città più esposte alla morsa del “pizzo” e quartiere dove avete svolto negli anni passati numerose manifestazioni ed attività anti-racket, la situazione è cambiata?“In questo quartiere la situazione è assai critica, estrema. Gli imprenditori che denunciano si contano sulle dita di una mano, tuttavia speriamo in un allentamento delle pressioni e delle richieste ed in una presa di coragilia, gio dei soggetti economici. Non bastano poche denunce, servono delle vere e proprie denunce collettive”.
Addiopizzo e Libero futuro, nonostante le difficoltà e qualche indifferenza, continuano la loro battaglia contro il racket delle estorsioni: quali sono, in tal senso, le prossime iniziative in cantiere?“Organizzeremo un’azione massicccia, con iniziative in particolare in alcune zone della città, da San Lorenzo a Strasburgo e corso Calatafimi, tanto per citarne alcune, e rinnoveremo gli appelli a denunciare ed a fidarsi delle istituzioni che già in passato abbiamo lanciato”.
Livesicilia, 4 gennaio 2010
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