martedì 29 dicembre 2009

IL PD PER UN CONFRONTO A TUTTO CAMPO IN ASSEMBLEA SULLE RIFORME

Se si vuole risolvere l’emergenza rifiuti, mantenere la gestione pubblica dell’acqua, migliorare la sanità, semplificare la burocrazia regionale, investire sulla green economy, combattere le infiltrazioni mafiose… l’unica strada da percorrere è quella delle riforme. Solo attraverso le riforme è possibile combattere quella politica clientelare e affaristica che è la causa del degrado economico e sociale in cui versa la Sicilia. Già in questi mesi il gruppo Pd all’Ars ha contribuito in maniera determinante ad adottare alcune riforme. Si pensi all’abolizione dell’agenzia regionale dei rifiuti che aveva il compito di coordinare gli Ato. Un centro di sottogoverno potentissimo, strutturato dal governo Cuffaro, che ha prodotto gravi disservizi e un aumento esorbitante delle bollette per i cittadini. Dopo pochi anni di gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti i risultati sono disastrosi malgrado il direttore dell’agenzia, uomo fidatissimo di Totò Cuffaro, sia uno dei manager più pagati al mondo con uno stipendio di 500 mila euro all’anno. Altra riforma condivisa è stata quella che ha portato alla riduzione delle Asl da 29 a 17 e bloccato il meccanismo di accreditamento della sanità privata. E ancora altri provvedimenti sono stati condivisi nel campo delle energie alternative per impedire infiltrazioni mafiose. In altre parole sono stati eliminati alcuni centri di potere gestiti in passato in maniera affaristico-clientelare; è stato disboscato quel sistema di sottogoverno che ha consentito alla politica di creare consenso attraverso la distribuzione di poltrone, gestite a loro volta per generare e mantenere altro consenso. Il tutto a scapito dell’efficienza, della qualità dei servizi, del merito e con costi economici e sociali altissimi per i cittadini.
Non servono neanche le statistiche per accorgersi che la Sicilia è una regione dannata a causa della malapolitica, della malaburocrazia, della mafia. Viceversa non si spiegherebbe l’elevato tasso di disoccupazione, la migrazione dei tanti giovani che lasciano la Sicilia alla ricerca di un futuro, la presenza mafiosa che impedisce qualsiasi forma di legalità e sviluppo, la scarsa qualità dei servizi pubblici. In Sicilia contano più le raccomandazioni che le capacità, le conoscenze politiche che la bontà di un progetto. Cosa nostra poi, grazie alle infiltrazioni e alle collusioni politiche ed economiche, riesce a condizionare le istituzioni e i mercati.
Di fronte alla possibilità di incidere positivamente su tutto questo un partito riformista come il Pd, per sua naturale vocazione, non può rimanere a guardare, ma deve raccogliere la sfida delle riforme per cambiare la politica e la società, tenendo alta l’asticella dell’innovazione.
Se l’attuale sistema rimane così com’è conformato, nella sanità, nei rifiuti, nell’agricoltura, negli enti locali, sia che si vada al voto, oppure al governo avremmo in entrambi i casi solo una funzione marginale, magari brillante e alternativa di giorno, misera e consociativa di pomeriggio. “Al voto al voto”, “al governo al governo” sono solo due strategie di autodifesa da parte di chi ha tutto l’interesse a bloccare il cambiamento e a difendere lo status quo. Due trappole nelle quali il Pd non deve cadere.
Con le elezioni anticipate, infatti, il centrodestra più forte d’Italia si ricompatterebbe, più forte e più spregiudicato di prima. “Tutto cambierebbe perché nulla cambi”. Insomma, un modo per mantenere inalterato il vecchio sistema di potere e di privilegi consolidati. In questa prospettiva il Pd tornerebbe ad occupare una posizione marginale.
Allo stesso modo il Pd non deve essere tentato ad entrare nel governo regionale. Il compito del Partito democratico è quello di promuovere le riforme di cui la Sicilia ha bisogno e le riforme si fanno in Assemblea, alla luce del sole, mediante un confronto serrato e a tutto campo. Nessun appoggio esterno al governo, quindi, ma un impegno per un’azione legislativa di ampio respiro che finalmente prenda di petto gli atavici problemi di cui è afflitta la Sicilia e vari le riforme indispensabili per assicurare alla nostra terra un autentico sviluppo, all’insegna della legalità.
Se si vuole risolvere l’emergenza rifiuti, mantenere la gestione pubblica dell’acqua, migliorare la sanità, semplificare la burocrazia regionale, investire sulla green economy, combattere le infiltrazioni mafiose… l’unica strada da percorrere è quella delle riforme.
Solo attraverso le riforme è possibile combattere quella politica clientelare e affaristica che è la causa del degrado economico e sociale in cui versa la Sicilia.
Già in questi mesi il gruppo Pd all’Ars ha contribuito in maniera determinante ad adottare alcune riforme. Si pensi all’abolizione dell’agenzia regionale dei rifiuti che aveva il compito di coordinare gli Ato. Un centro di sottogoverno potentissimo, strutturato dal governo Cuffaro, che ha prodotto gravi disservizi e un aumento esorbitante delle bollette per i cittadini. Dopo pochi anni di gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti i risultati sono disastrosi malgrado il direttore dell’agenzia, uomo fidatissimo di Totò Cuffaro, sia uno dei manager più pagati al mondo con uno stipendio di 500 mila euro all’anno.Altra riforma condivisa è stata quella che ha portato alla riduzione delle Asl da 29 a 17 e bloccato il meccanismo di accreditamento della sanità privata. E ancora altri provvedimenti sono stati condivisi nel campo delle energie alternative per impedire infiltrazioni mafiose. In altre parole sono stati eliminati alcuni centri di potere gestiti in passato in maniera affaristico-clientelare; è stato disboscato quel sistema di sottogoverno che ha consentito alla politica di creare consenso attraverso la distribuzione di poltrone, gestite a loro volta per generare e mantenere altro consenso. Il tutto a scapito dell’efficienza, della qualità dei servizi, del merito e con costi economici e sociali altissimi per i cittadini.
Non servono neanche le statistiche per accorgersi che la Sicilia è una regione dannata a causa della malapolitica, della malaburocrazia, della mafia. Viceversa non si spiegherebbe l’elevato tasso di disoccupazione, la migrazione dei tanti giovani che lasciano la Sicilia alla ricerca di un futuro, la presenza mafiosa che impedisce qualsiasi forma di legalità e sviluppo, la scarsa qualità dei servizi pubblici. In Sicilia contano più le raccomandazioni che le capacità, le conoscenze politiche che la bontà di un progetto. Cosa nostra poi, grazie alle infiltrazioni e alle collusioni politiche ed economiche, riesce a condizionare le istituzioni e i mercati.
Di fronte alla possibilità di incidere positivamente su tutto questo un partito riformista come il Pd, per sua naturale vocazione, non può rimanere a guardare, ma deve raccogliere la sfida delle riforme per cambiare la politica e la società, tenendo alta l’asticella dell’innovazione.
Se l’attuale sistema rimane così com’è conformato, nella sanità, nei rifiuti, nell’agricoltura, negli enti locali, sia che si vada al voto, oppure al governo avremmo in entrambi i casi solo una funzione marginale, magari brillante e alternativa di giorno, misera e consociativa di pomeriggio. “Al voto al voto”, “al governo al governo” sono solo due strategie di autodifesa da parte di chi ha tutto l’interesse a bloccare il cambiamento e a difendere lo status quo. Due trappole nelle quali il Pd non deve cadere.
Con le elezioni anticipate, infatti, il centrodestra più forte d’Italia si ricompatterebbe, più forte e più spregiudicato di prima. “Tutto cambierebbe perché nulla cambi”. Insomma, un modo per mantenere inalterato il vecchio sistema di potere e di privilegi consolidati. In questa prospettiva il Pd tornerebbe ad occupare una posizione marginale.
Allo stesso modo il Pd non deve essere tentato ad entrare nel governo regionale. Il compito del Partito democratico è quello di promuovere le riforme di cui la Sicilia ha bisogno e le riforme si fanno in Assemblea, alla luce del sole, mediante un confronto serrato e a tutto campo. Nessun appoggio esterno al governo, quindi, ma un impegno per un’azione legislativa di ampio respiro che finalmente prenda di petto gli atavici problemi di cui è afflitta la Sicilia e vari le riforme indispensabili per assicurare alla nostra terra un autentico sviluppo, all’insegna della legalità.
Giuseppe Lumia
dic 29th, 2009

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