di Salvo Palazzolo
Gli investigatori stanno esaminando un palmare che era nel giubotto del boss arrestato sabato. Lì sarebbero nascosti molti dei segreti del giovane mafioso che era diventato il padrino più influente della città
È davvero finita l'epoca dei pizzini. Gianni Nicchi mandava gli ordini via sms. Ce ne sono tanti nella memoria del palmare, un sofisticato telefonino-computer che gli è stato sequestrato al momento dell'arresto. Altri messaggi, ne sono convinti gli investigatori, erano stati cancellati con cura. Ma i pubblici ministeri Roberta Buzzolani e Ambrogio Cartosio sono fiduciosi di recuperare anche quelli, grazie al lavoro di un pool di esperti della polizia. Adesso, c'è soprattutto da scoprire a chi erano diretti quegli sms, molti dei quali sembrano scritti in codice.Dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia emerge che la rete dei favoreggiatori di Nicchi sarebbe costituita da una quarantina di persone, suddivise secondo una rigida compartimentazione. C'è la rete che si è occupata del covo del latitante, quella che ha curato i suoi appuntamenti, quella che ha reso possibili i rapporti fra il ricercato e la compagna. Ci sono poi gli uomini fidati del racket del pizzo, e quelli che curavano la gestione dei traffici di droga, il business su cui Nicchi aveva scommesso la sua nuova gestione di Cosa nostra. Dopo l'arresto del giovane padrino, alcuni dei suoi favoreggiatori già tenuti sotto controllo dalla polizia sono scomparsi. Sono già latitanti prima ancora di finire in manette. Adesso, i poliziotti guidati dal vice questore aggiunto Mario Bignone tentano di arrivare al covo di Nicchi, dove potrebbe essere conservato tutto l'archivio del capomafia di Pagliarelli che era diventato il padrino più influente della città. Non sarà facile. Però una traccia determinante potrebbe arrivare dai tabulati delle telefonate del boss. Attraverso lo studio delle "celle" in cui avvenivano gli inquirenti sperano di circoscrivere un'area della città, e magari trovare il riscontro ad alcuni sospetti. Negli ultimi mesi, infatti, erano stati tenuti sotto controllo diversi possibili luoghi di incontro o di permanenza. Ma le precauzioni utilizzate dalla rete del latitante erano davvero tante.
(La Repubblica, 08 dicembre 2009)
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