di Agostino Spataro
A che cosa, per quale progetto politico serviranno le primarie del Pd siciliano? Domanda per nulla oziosa giacché, come cercheremo di chiarire, nasce e si giustifica a fronte di talune ambiguità che la campagna elettorale, fino ad oggi, non ha del tutto eliminato. Se per l’Italia è relativamente facile interpretare il senso delle primarie del 25 ottobre (Eugenio Scalfari su “La Repubblica”ne ha dato una lettura magistrale), per la Sicilia le cose si complicano. Come il solito, in questa benedetta regione anche lo svolgimento di una consultazione interna di un partito all’opposizione diventa un rebus intricato che va ben oltre gli scopi dichiarati della consultazione medesima. Il ragionamento di Scalfari credo non si possa applicare al Pd siciliano poiché qui si scontra con tendenze e aggregazioni intricate, anomale, al limite devianti, rispetto al contesto nazionale.
Gli elettori che domenica andranno alle urne ne avvertono tutto il disagio.
Molti, frastornati, si chiedono se il loro voto servirà solo a eleggere i delegati all’assemblea nazionale e il segretario regionale o se nel pentolone ci sia dell’altro.
Sopra queste primarie, infatti, si sentono aleggiare uno spirito di fronda, uno scontro fra correnti che va ben oltre lo schema dialettico nazionale e si proietta nel vivo della diatriba intorno alla sopravvivenza del Lombardo bis.
Vero o presunto che sia il sospetto, questo è il punto centrale del dibattito nel Pd siciliano e, al contempo, il suo pericoloso limite di fondo.
Voci insistenti e qualificate accreditano, infatti, come convitati eccellenti delle primarie talune componenti protagoniste dello scontro in atto nel centro-destra siciliano. Soprattutto, il governatore parrebbe interessato agli esiti delle primarie.
Insomma, la sensazione che si sta diffondendo è quella che le sorti del Lombardo - bis siano più legate a un certo corso politico del Pd che a un’improbabile ricomposizione della coalizione di centro-destra.
Fra qualche settimana o mese all’Ars si potrebbe andare alla conta, alla stretta finale. I ventinove deputati del Pd sono decisivi in un senso o nell’altro: possono assicurare la maggioranza per approvare una mozione di sfiducia a Lombardo o per respingerla.
Un passaggio cruciale, fondamentale direi, su cui si giocherà la credibilità del Pd, il suo ruolo politico per l’oggi e per il domani.
Perciò, secondo le scelta che domenica faranno gli elettori dipenderà il profilo del Pd siciliano: o di forza d’opposizione che lavora per aggregare un’alternativa al centro-destra o di supporto per avventurose manovre di potere.
In ciò sta l’anomala specificità della consultazione siciliana. Mentre a Roma il Pd si divide sul segretario ma si mostra unito (e si spera più deciso e propositivo) nell’opposizione a Berlusconi, a Palermo la divisione potrebbe continuare oltre le primarie e degenerare sul terreno delicatissimo dei rapporti col traballante governo regionale.
Se così stanno le cose, la situazione diventerebbe davvero preoccupante poiché alle manovre interne (talune, per altro, molto sconcertanti) si potrebbero sommare, affiancare manovre esterne miranti a influenzare, in un senso o nell’altro, gli esiti della consultazione.
D’altra parte, l’illogica procedura adottata per le primarie consente ampi spazi a tali manovre. Soprattutto nel voto del 25 ottobre al quale potranno partecipare gli “elettori” del Pd ossia chiunque, indistintamente, senza alcun filtro che li possa identificare e selezionare.
Lo statuto, infatti, lascia aperto un varco molto ampio a tutte quelle forze che per inconfessabili interessi lavorano per alterare il risultato delle primarie a loro favore.
E’ già successo in precedenti consultazioni. Non è da escludere, anzi è probabile, che succeda, e in termini più rilevanti, anche in questa occasione che è più importante delle precedenti.
In particolare, riguardo all’elezione del segretario regionale che dovrà essere scelto fra una troika (Lumia, Lupo e Mattarella) che parte da posizioni sostanzialmente paritarie.
Per chi votare, dunque? Non spetta a noi dare indicazioni. Ciascuno, iscritto o elettore vero del Pd, si esprima secondo coscienza, tenendo conto del sopracitato contesto politico e della funzione primaria di questo partito che non può, davvero, ridursi a succursale di questo o quell’altro gruppo di potere. Il voto dovrebbe dimostrare che anche in Sicilia il Pd si candida a divenire, coi fatti, la principale forza aggregante per un’alternativa di governo. Agli elettori la scelta più giusta, agli organizzatori la responsabilità di vigilare per chiudere il varco agli intrusi e ai lestofanti.
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