L’ultima sveglia delle sei. La stanchezza si è accumulata in questi 15 giorni, tant’è che la fatica si avverte quasi subito sui campi. Ultima raccolta per noi, quest’anno, e le lacrime che già ieri si sono affacciate, ricominciano a comparire. Dopo pranzo infatti sfilano le valige di due di noi, Giorgio e Giulia, che stanotte sono rimasti a Palermo e che domani mattina presto voleranno verso la Toscana. Lettere, pensieri, parole veloci si scambiano tra i tavoli del circolo, tutte con lo stesso suono, con lo stesso sapore: un grazie, dal cuore di ognuno. Le tre fanno presto ad arrivare, ed è l’ora di salire sui furgoni, in direzione Bagheria. Questo pomeriggio infatti in occasione dell’anniversario della morte del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, è stato organizzato un incontro presso la ex pizzeria di Via Buttitta confiscata ai mafiosi, e dopo cinque anni inaugurata oggi dalla cooperativa Lavoro e non solo. A mantenere vivida nella memoria la figura del generale Dalla Chiesa sono stati Giuseppe Cipriani, il vicesindaco di Bagheria, poi Nando Dalla Chiesa, che ha ribadito l’importanza della lotta del padre, che aveva saputo individuare nei beni economici e immobiliari, un valido bersaglio per l’indebolimento di Cosa Nostra. La musica del cantastorie Paolo Zarcone, e il sapore dell’ottima pizza cucinata per l’occasione ci hanno accompagnato verso la fine della serata. Ma non vogliamo tralasciare le parole di Calogero e i progetti della cooperativa sul bene confiscato, nella speranza di vedere un giorno gli stessi abitanti della cittadina lavorare tra quelle mura. Molto interessante è stato anche l’intervento del magistrato Paci, che giudica essenziale un maggiore potere dello stato nella gestione dei servizi rispetto all’organizzazione mafiosa; rivendica i nomi dei mandanti delle stragi che hanno messo la Sicilia a ferro e fuoco nei primi anni novanta, e anche una maggiore responsabilità nella lotta alla mafia, che non è solo compito dei magistrati e delle forze dell’ordine ma di ogni cittadino. È su questo concetto che le nostre coscienze sono state risvegliate in questi giorni, è da qui che vogliamo ripartire. Consapevoli del nostro dovere di nuovi custodi di una memoria che ci apre gli occhi sul valore delle nostre attuali possibilità. Memoria che è racchiude anche gli esempio di come il coraggio è riuscito a prevalere in una terra spesso impaurita e indifferente. Ed ecco sconvolti i nostri parametri. Nasce un nuovo modo di costruire la nostra società, consapevoli del peso delle nostre decisioni e delle nostre azioni, che se condivise possono realmente fare la differenza. Ripartiamo con un nuovo desiderio, quello di vivere, sempre, dalla parte buona della vita.
Martina e Margherita
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