Chi c’è dentro gli enti che l’Ars voleva finanziare
di Emanuele Lauria
Non erano del tutto disinteressati i padri del contributo selvaggio, i deputati che hanno dato il “la” alla più grande erogazione di contributi a enti e associazioni che la storia recente di Sala d’Ercole abbia conosciuto. E dopo l’impugnativa del commissario dello Stato, che in alcuni casi ha faticato a trovare persino le sedi della miriade di organismi premiati dall’Ars con la spesa record di 78 milioni, viene alla luce un vasto intreccio di legami, diretti o familiari, fra i parlamentari sponsor e i destinatari dei sussidi.Uno dei protagonisti della manovra, ma anche uno dei pochi ad essersi assunto pubblicamente le proprie responsabilità, è l’a ssessore alle Finanze Michele Cimino, che non ha mai fatto mistero di avere spinto per inserire in bilancio un contributo complessivo di 250 mila euro (200 ad Agrigento e 50 a Palermo) all’Unione giuristi cattolici. Alla quale Cimino non è solo, come dice, «vicino nei sentimenti». Dell’associazione, infatti, l’assessore è anche il delegato in Sicilia. Piccolo conflitto d’interessi? Macché, a sentire lui: «Nell’Unione giuristi cattolici ho un ruolo poco più che simbolico, non tengo mica la contabilità...».Il presidente dell’Ars Francesco Cascio dopo l’impugnativa si è scagliato contro il commissario dello Stato, spingendosi ad invocarne l’abolizione. Ma facendo anche sorgere in qualche collega malizioso il sospetto che dietro questa veemenza ci sia la bocciatura, fra gli altri, di un contributo da 150 mila euro alla Palermo rugby presieduta dal cognato Fabio Rubino. Cascio giura di «aver saputo del finanziamento solo quando già era stato inserito in bilancio». E Rubino difende la sua società, «che domenica potrebbe essere promossa in serie B, che fa proselitismo nelle scuole a rischio, che ha tesserato 350 ragazzini e che in passato ha ricevuto solo 1.500 euro dalla Regione. Noi — dice Rubino — ci siamo mossi a 360 gradi, a destra come a sinistra, per avere un sostegno. Mio cognato? Non gli abbiamo chiesto nulla».
Nel Pdl, a Palermo, un ruolo non da comparsa l’hanno interpretato due deputati alla prima legislatura. Giovanni Greco ha piazzato un colpo da 100 mila euro: soldi per la cooperativa Corim di Marineo, presieduta fino a qualche tempo fa dal nipote Antonino (che l’anno scorso fu pure candidato alla carica di sindaco del paese) e guidata, dal 7 febbraio 2008, da un altro Greco, Benedetto. I suoi rapporti con l’associazione Caput Mundi, beneficiaria di un contributo da 100 mila euro, il deputato Franco Mineo li chiarì subito dopo le Regionali: «Lavoro nel quartiere Arenella da molti anni, ho un centro sociale che si chiama Caput Mundi, qui tutti mi conoscono. In queste elezioni ho dimostrato che sono il candidato che ottiene più voti nei quartieri popolari ».Da un versante all’altro della Sicilia, poco cambia. La ragnatela degli interessi dei deputati è fitta. E avvolge, in un’unica trama, iniziative più o meno meritevoli. L’Accademia degli zelanti e dei dafnici di Acireale (130 mila euro il contributo) ha una storia antica che parte dalla fine del ’600, gestisce una pinacoteca, vanta molti apprezzamenti. Ma ha anche il suo bravo sponsor all’A rs: il deputato dell’Mpa Nicola D’Agostino che, come fa notare il segretario del Pd catanese Luca Spataro, è il figlio di Salvo D’A gostino, socio dell’Accademia.Sono spuntati dal nulla, invece, i sussidi che d’un tratto hanno sommerso la piccola cittadina di Acicatena, 28.539 abitanti e ben tre associazioni premiate: centro studi Acicatena, La svolta e Cine Nostrum. Solo un caso che il sindaco, Raffaele Nicotra, sia anche un deputato del Pdl? Solo un caso che il suo vice, Francesco Petralia, sia anche il segretario del centro studi?
(La Repubblica, 12 maggio 2009)
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