La senatrice Burani Procaccini lancia la proposta di vietare la vendita di gadget che richiamano a Cosa nostra: "Modelli pericolosi per i giovani". Contrario il fotografo Oliviero Toscani che ha brevettato il marchio "Mafia": "Il problema dell'Italia è la tv e il Grande Fratello"
PALERMO - Magliette e accendini, tazze e bandane, con la faccia ammiccante di Don Vito Corleone, protagonista del romanzo di Mario Puzo "Il Padrino" e dell'omonimo film di Francis Ford Coppola, o con la scritta Cosa nostra, imperversano nella bancarelle non solo siciliane di souvenir. Periodicamente divampano le polemiche sull'opportunità di riprodurre sui gadget motti o immagini dell'immaginario mafioso. Oggi ritornano."Non è concepibile che si vendano magliette e accendini con la fotografia di don Vito Corleone, con immagini e frasi del linguaggio mafioso: si tratta di un'impostazione altamente negativa per la pedagogia e induce molti nostri ragazzi a identificarsi in personaggi e situazioni che rappresentano il crimine e l'anti Stato" commenta la senatrice Maria Burani Procaccini, ex presidente della commissione bicamerale per l'Infanzia."Non amo molto i divieti - dice Burani Procaccini - ma penso, per esempio, alla pubblicità di una famosissima bibita molto in voga fra i giovani in cui si vede un uomo buttato nel mare e si sente una voce siciliana inequivocabile"."Si tratta di modelli pericolosi che legittimano inconsciamente la mafia - aggiunge - e che vanno respinti con forza e con sdegno. Chiedo che ci sia una levata di scudi per comprendere la negatività di messaggi che, invece, passano nell'indifferenza generale come se fossero semplici provocazioni culturali"."Se vietano la vendita delle magliette con il Padrino o con la scritta mafia dovrebbero vietare anche la vendita dei crocefissi. La polemica sui gadget che richimano al Padrino o alla mafia mi sembra una pura follia. Chi la pensa così dovrebbe vietarsi di parlare" risponde il creativo-fotografo e assessore di Salemi, Oliviero Toscani. "Il vero problema dell'Italia è la televisione - ha detto - Questo è il guaio. Non sono diseducative le magliette o le tazze con immagini dell'iconografia mafiosa. È molto più diseducativo il Grande Fratello. Finchè non capiremo questo non andremo da nessuna parte".Toscani ha anche depositato il brevetto con il marchio 'M.a.f.i.a' (Mediterranean association for international affair). "Non mi interessa speculare sul marchio Mafia - conclude - mi piaceva l'idea di brevettarlo".Di parere opposto il sindaco di Gela Rosario Crocetta, che da sempre lotta e sfida la mafia nel suo paese. "È un'oscenità. Fare business sfruttando la parola mafia o le immagini del Padrino è una delle cose più volgari che siano mai state pensate. Non si può scherzare su un fenomeno come quello della criminalità organizzata"."Non credo che da parte delle giovani generazioni ci sia pericolo di emulazione - ha ribadito Crocetta - ma in ogni caso il fenomeno è diseducativo. Da una parte parte spinge verso l'aggressività dall'altra fanno apparire la mafia come qualcosa di folcloristico, da portare a casa come un souvenir. Sono assolutamente a favore del divieto di vendere questo tipo di oggetti. Si potrebbe parlare di apologia della mafia: penso che questo tipo di reato dovrebbe essere previsto".
04/05/2009
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