(d.p.) Corleone è forse l’unica città al mondo dove vi sono santi che corrono. Da oltre 150 anni, infatti, l’ultima domenica di maggio, con partenza dal Piano del Borgo (oggi piazza Falcone e Borsellino) e arrivo a Santo Lucuzza, ha inizio un’originale corsa che vede protagoniste le statue di San Leoluca e Sant’Antonio. Spinti dalle rispettive confraternite, al ritmo incalzante di una marcetta suonata dalla banda del paese, con centinaia di fedeli al seguito, i due santi ingaggiano una corsa, lungo il percorso di circa un chilometro. È “il modo” con cui i corleonesi ogni anno ringraziano il loro santo protettore, che il 27 maggio 1860, li salvò miracolosamente dal saccheggio dell’esercito borbonico. Il fatto storico ha una spiegazione diversa, ma questo alla gente interessa poco. Quest’anno la tradizionale “corsa” si è svolta domenica 31 maggio, ma i festeggiamenti sono iniziati sabato con la messa celebrata nella chiesetta Sopra la Rocca e con lo spettacolo in villa comunale del cabarettista Gianni Nanfa. Domenica mattina, invece, alle 9.30 ha avuto inizio la “Sagra della Ricotta”, mentre alle 10.30 si è esibita la Fanfara dei Bersaglieri. Alle 19.30, infine, la tanto attesa corsa di San Leoluca e Sant’Antonio, conclusa dai giochi d’artificio. Una due-giorni di fede e di festa, dunque, “disturbata” da una inopportuna Sagra della Ricotta, voluta dall’Amministrazione comunale (e subita dal Comitato per la festa), che non è servita a valorizzare un prodotto locale (fra qualche settimana - e fino ad ottobre - le pecore non produrranno più latte), ma solo a sprecare quel denaro pubblico, che “mamma” Regione (auspice l’ex assessore Antinoro) così generosamente ha elargito al Comune di Corleone. Denaro che si sarebbe potuto impiegare più utilmente finanziando, per esempio, il progetto di restauro della chiesetta di S. Antonio, che rappresenta un piccolo gioiello di architettura povera. È la chiesetta dove, secondo la leggenda locale, si trovava il santo, che faceva il ciabattino, quando fu invitato da S. Leoluca ad andare con lui per fermare l’esercito borbonico.
FOTO. Dall'alto: il manifesto che annuncia la Sagra; la chiesetta di Sant'Antonio semidiroccata
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