L'Italia si prepara a dire sì alla legge Ue: tolto anche l'ultimo ostacolo della percentuale minima di frutta basteranno aromi e coloranti. Ed è solo l'ultima beffa
Sembra aranciata ma non è. Sembra succo di pesca ma non è. È al gusto di, non per niente è "bevanda di fantasia" dice la legge. Peccato che poi la fantasia si scateni anche sull'etichetta mandando in confusione il povero acquirente, che allettato da succose arance e frutti maturi si ritrova nel bicchiere una bevanda che dentro ha tutto fuorché gli agognati agrumi. Rimarrà solo il colore (finto). Così sarà una volta che anche la Camera avrà abolito - già lo ha fatto il Senato - la norma che fissa al 12% la quantità minima di frutta perché una bevanda possa definirsi, per l'appunto, alla frutta. E avranno buon gioco le aziende più virtuose a precisare che la loro è vera sugli scaffali del supermercato dove già si combatte a colpi di packaging, posizionamento e offerte al ribasso. Il genere è già diffuso in Europa: in Italia arriverà con l'applicazione di una normativa europea.
A tutelare il consumatore c'era una legge del 1961: «le bevande vendute con denominazioni di fantasia, il cui gusto e aroma deriva dal contenuto di essenze di agrumi, o di paste aromatizzanti di agrumi, non possono essere colorate se non contengono anche succo di agrumi in misura non inferiore al 12%». L'articolo, il n.1 della legge 286/61, ora sarà abolito (art. 21 dell'Atto del Senato n. 1078). E già oggi malgrado fosse lì da 48 anni c'era chi non leggeva l'etichetta, non ci faceva caso, non sapeva: in fin dei conti domani cambierà qualcosa? Sì, la sostituzione del succo coi coloranti danneggerà i produttori e ingannerà i consumatori, dice Coldiretti, senza contare che «molte di queste sostanze sono oggetto di studi per il loro supposto effetto negativo sui bambini». Poi certo, la normativa impedisce che si possa chiamare aranciata un bibita senza arance, ma bisognerà fare ancora più attenzione. Pure agli zuccheri, di cui queste bibite abbondano: in Italia la percentuale di bambini obesi è arrivata al 30%, con punte al Sud del 49%. Per quanto riguarda le aziende l'eliminazione della soglia del 12% farà sparire dalle tavole 120 milioni di chili di arance l'anno, ha stimato la Coldiretti nel lanciare l'allarme. Per i piccoli produttori e l'alimentazione dei bambini, soprattutto, l'impatto sarà devastante.
Protestano anche Fipe, Adoc, Federconsumatori e Confagricoltura ma è solo l'ultimo di una serie di inganni. Ricordiamo i formaggi che prevedono l'uso di caseina e caseinati al posto del latte per ottenere formaggi a pasta filata, venduti come analoghi alla mozzarella o il cioccolato senza cacao, ossia con l'aggiunta di grassi vegetali diversi dal burro di cacao (che rende molto di più nell'industria cosmetica). Uno dei più recenti riguarda il vino: dopo la possibilità di aumentare la gradazione con l'aggiunta di zucchero, la commercializzazione di quello dealcolato, il vino ottenuto dalla fermentazione di altra frutta (come lamponi e ribes, di tradizione nordica) o il via libera all'invecchiamento artificiale coi trucioli al posto delle botti, l'Unione Europea ha dato il via libera ai miscuglio di vino bianco e rosso per ottenere il rosè anziché di produrlo con il metodo di vinificazione tradizionale.
A tutela del consumatore all'inizio dell'anno l'Ue ha deciso di rendere obbligatoria l'indicazione dell'origine delle olive impiegate nell'extravergine di oliva a partire dal mese di luglio, decretando la fine dei miscugli con spremiture di olive spagnole, greche e tunisine rivendute con etichetta "made in Italy". È una buona notizia, ma non basta: a quando il prossimo scempio?
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