La difesa annuncia reclamo contro la decisione del Guardasigilli
Palermo, 14 gen. (Apcom) - E' durata 15 giorni la permanenza nel settore ordinario del carcere di Rebibbia per il boss mafioso della Noce di Palermo, Domenico 'Mimmo' Ganci. Giusto il tempo di 'festeggiare' il Capodanno e trascorrere l'Epifania fra i detenuti comuni. Da questa sera tornerà al 41 bis, il carcere duro, nel quale è stato ininterrottamente dal giugno 1993 e fino al 30 dicembre scorso quando il Tribunale di sorveglianza di Roma ha ritenuto di accogliere l'istanza di revoca avanzata dal suo difensore, l'avvocato Domenico La Blasca.
Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, dopo le veementi polemiche scoppiate in seguito alla diffusione della notizia della revoca del 41 bis a Ganci, dopo averlo annunciato oggi a Milano, ha firmato in serata il decreto che riporta in una cella 'più sicura' il boss. Per il Tribunale di sorveglianza di Roma il boss non aveva più collegamenti con l'esterno; secondo il Ministero, invece, Mimmo Ganci non avrebbe li avrebbe interrotti. E a dimostrazione di ciò afferma che, ci sono "elementi nuovi" e viene citato il fatto che nell'inchiesta antimafia 'Perseo' è indagato pure un suo cugino, Giuseppe Spina, figlio di un fratello della madre.
Il difensore del boss, che al tribunale romano aveva prodotto, per farle valutare, oltre 10mila pagine di fascicoli riguardanti il suo assistito, compresa tutta la documentazione dell'operazione 'Perseo', sostiene che Mimmo Ganci non ha "neppure collegamenti con la moglie, che da detenuto al 41 bis ha visto di rado e neppure con i familiari...", e dopo aver appreso della decisione del ministro annuncia: "Attendo di leggere il provvedimento del ministro della Giustizia e, ovviamente, presenterò reclamo". Il giudice al quale si rivolgerà adesso la difesa di Ganci, dovrà valutare l'iniziativa del Guardasigilli, prevista dalla Legge 270/2002, alla luce dell'articolo 2 comma 2-sexies che impone al Ministro, ove intenda disporre un nuovo provvedimento "di tenere conto della decisione del tribunale di sorveglianza ed evidenziare elementi nuovi o non valutati in sede di reclamo".
Figlio di Raffaele Ganci, storico capo mandamento del mandamento mafioso della Noce di Palermo, fratello di Calogero, un killer di Cosa nostra divenuto collaboratore di giustizia, e cugino del pentito Francesco Paolo Anzelmo, Mimmo Ganci ha subito varie condanne all'ergastolo, alcune delle quali definitive, per le stragi di Capaci, via D'Amelio e Chinnici ed una quarantina di omicidi. La sua 'specialità' era quella di fare i sopralluoghi nei posti dove poi si sarebbe agito, ma è stato anche condannato in via definitiva quale killer dell'ex sindaco di Palermo, Giuseppe Insalaco. "La coraggiosa e doverosa decisione" del Ministro Alfano di riapplicare il provvedimento previsto dall'art. 41 bis al boss Mimmo Ganci, però "non può certamente aggirare il vero problema scaturito dall'assurdità del provvedimento adottato dal Tribunale di sorveglianza
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