Quaranta seminaristi a lezione di mafia e antimafia a Palermo. L'iniziativa, la prima del genere nella città dove nel 1993 è stato ucciso il prete don Pino Puglisi, è stata promossa dalla diocesi guidata dall'arcivescovo Paolo Romeo. Agli aspiranti sacerdoti sociologi, esperti dei fenomeni criminali e parroci spiegano l'organizzazione di Cosa nostra, quale l'atteggiamento ha assunto la Chiesa negli anni, l'impatto della mafia nel territorio e sui giovani soprattutto nelle zone ritenute più a rischio. Gli incontri sulla mafia, come riporta il Giornale di Sicilia, sono organizzati dal rettore del seminario arcivescovile don Raffaele Mangano e don Francesco Michele Stabile, storico della Chiesa e parroco a Bagheria (Pa). Il prossimo appuntamento è in programma il 6 dicembre con la lezione della sociologa Alessandra Dino sul ruolo della donna all'interno di Cosa nostra e sulla religiosità degli uomini d'onore. Grande successo hanno ottenuto i primi tre seminari, con le lezioni di don Stabile, Rosario Giué, ex parroco nella chiesa di San Gaetano nel quartiere Brancaccio dove fu ucciso padre Puglisi, e Umberto Santino, responsabile del centro di documentazione Peppino Impastato.
"Su molti aspetti della mafia non c'é una buona informazione e il giudizio di alcuni clericali si base su luoghi comuni o articoli di giornale. Inoltre, la riflessione nella Chiesa che si era aperta dopo l'uccisione di don Pino Puglisi si è un po' fermata, allora bisogna coinvolgere il clero sempre di più per evitare che si adagi solo perché per le strade di Palermo non ci sono morti ammazzati". Lo dice don Francesco Michele Stabile, storico della Chiesa e parroco a Bagheria (Pa), tra gli organizzatori delle lezioni sulla mafia e l'antimafia che coinvolgono quaranta seminaristi a Palermo. Per padre Stabile "il clero ha un compito specifico nei riguardi della comunità e c'é il rischio che si chiuda in un intimismo pericoloso, come se ciò che riguarda la società, in questo caso l'influenza della mafia, non importasse: ma la mafia é contro il Vangelo e quindi contro la fede religiosa". Il sacerdote guarda oltre ai seminari per gli aspiranti preti e auspica l'istituzione "di un osservatorio ecclesiale presso la Conferenza episcopale che raccolga, suggerisca e rifletta sulle modalità con cui le comunità devono affrontare il fenomeno mafioso". "Come Chiesa - prosegue - dobbiamo prendere atto di come la mafia inficia il modo di vivere la religiosità e attacca la fede". Per padre Stabile "é il Consiglio presbiteriale che deve decidere cosa fare, insieme all'arcivescovo".
17 novembre 2008
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