ROMA - Antonio Gramsci trovò la fede in punto di morte e ricevette i sacramenti cristiani. Monsignor Luigi De Magistris, propenitenziere emerito del Vaticano e conterraneo del fondatore del Pci, riapre il dibattito nel corso di una conferenza stampa a Roma. E torna ad affrontare una questione già aperta e controversa. Quella, cioè, del riavvicinamento al cattolicesimo da parte di Gramsci, poco prima della morte, nel 1937. Una vicenda spesso affrontata e sempre smentita o, comunque, mai confermata. Come ribadisce, anche questa volta, Giuseppe Vacca, filosofo, ex parlamentare comunista e presidente della Fondazione Istituto Gramsci. Ricordando che i documenti editi e inediti sulle ultime ore e sulla morte di Gramsci sono tanti, ma "da nessuno emerge la tesi della sua conversione. Ovviamente - precisa Vacca - non sarebbe uno scandalo né cambierebbe alcunché. Dico solo, semplicemente, che si tratta di un fatto che non trova alcun riscontro documentato". La vicenda spirituale di Gramsci è stata, a sorpresa, riportata alla luce oggi durante una conferenza stampa convocata a Radio Vaticana per presentare il primo catalogo di santini e immagini sacre per collezionisti. Proprio un santino, del resto, secondo il racconto del monsignore, avrebbe riacceso la passione religiosa dell'intellettuale morente. Così il racconto di De Magistris, in passato tra i responsabili del Tribunale vaticano della Penitenzieria Apostolica (il dicastero preposto alle indulgenze, ai perdoni e a controversie interne): "Il mio conterraneo Gramsci aveva nella sua stanza l'immagine di Santa Teresa del Bambino Gesù. Durante la sua ultima malattia, le suore della clinica dove era ricoverato portavano ai malati l'immagine di Gesù Bambino da baciare. Non la portarono a Gramsci. Lui disse: Perché non me l'avete portato?. Allora gli portarono l'immagine di Gesù Bambino, e lui la baciò. E' morto con i Sacramenti, è tornato alla fede dell'infanzia. La misericordia di Dio santamente ci 'perseguita'. Il Signore non si rassegna a perderci".
Anche gli storici non si rassegnano alla versione del presule. E più documentata è la replica di Vacca. "Ci sono alcune lettere di Tania (la cognata di Gramsci, ndr) a Piero Sraffa - spiega - che descrivono dettagliatamente gli ultimi giorni di malattia e la morte di Gramsci, in cui non troviamo nulla al riguardo. Non ne parla nemmeno una del fratello Carlo a Togliatti, in cui si legge della volontà di Gramsci di essere cremato. Cosa che inizialmente trovò qualche ostacolo perché non era credente e perché il regime fascista temeva manifestazioni di piazza, essendo la vigilia del primo maggio". Il presidente della Fondazione parla anche di "documenti di polizia" che "non fanno alcun cenno di un suo avvicinamento alla fede, in più ci sono alcune lettere, ancora inedite perché raccolte da poco tempo, in cui Tatiana scrive con grande regolarità ai familiari sugli ultimi giorni di Gramsci. Si tratta di confidenze strettamente personali, nelle quali una notizia di tale portata sarebbe certamente emersa". Comunque, nessuna polemica. "Non conosco De Magistris - dice Vacca - ricordo solo che non è la prima volta che ne sento parlare. Già trenta o quaranta anni dopo la morte di Gramsci, un'anziana suora riferì di una sua conversione. Ripeto, non vi troverei nulla di scandaloso. Dico solo che dalle fonti d'archivio, dai tanti documenti a disposizione degli studiosi e da alcune lettere ancora inedite - conclude - tutto ciò non trova alcun riscontro". Sulla stessa linea lo storico Luciano Canfora. "Temo fortemente che non sia assolutamente vero che Gramsci si sia convertito in extremis. Posso assicurare comunque - dice ironicamente - che Pericle non si è convertito al confucianesimo". Studioso di letteratura classica e attento conoscitore della vita di Gramsci, Canfora ricorda che "tentativi in extremis, alla maniera degli avvoltoi, di arrivare a conversione sono stati tentati sia con Croce che con Concetto Marchesi. Non so se in questo caso ci sia stato un vero e proprio tentativo, ma - conclude - temo fortemente che non sia vero". "Non è una novità - commenta Giulio Andreotti - è un fatto di cui avevo già sentito parlare da almeno una ventina d'anni. E' una vicenda abbastanza conosciuta di cui è parlato più volte, anche se di questa conversione non vi è certezza e non è documentata. Sul fatto in sé - conclude il senatore a vita - preferisco non intervenire. Se c'è stata una conversione in punto di morte si tratta di un fatto di coscienza sul quale è meglio non fare commenti".
(La Repubblica, 25 novembre 2008)
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