È normale che possa esplodere la rabbia degli operai della pulizia del Comune, se fino a ieri avevano un (povero) contratto di lavoro di 2 ore e mezza al giorno, che adesso è stato ridotto ad un (miserabile) contratto di lavoro di appena un’ora giornaliera. E che questa rabbia possa manifestarsi attraverso una simbolica occupazione del gabinetto del sindaco, sicuramente colpevole di avere ridotto da 150 mila a 75 mila euro l’anno lo stanziamento per l’espletamento del servizio, appare abbastanza comprensibile. Anche perché non chiedono che di avere nuovamente un contratto di 2 ore e mezza al giorno. Molto meno comprensibile è stata la reazione improntata ad un autoritarismo fuori luogo da parte del sindaco (l’esponente di An, Antonino Iannazzo), che ieri mattina ha chiamato polizia, carabinieri e vigili urbani, intimando loro di cacciare via gli operai. E ancora meno comprensibile è stato il suo successivo rifiuto di incontrare la Cgil, l’organizzazione sindacale a cui hanno aderito la quasi totalità degli operai. «Mi facciano la richiesta per iscritto!», è stata la spocchiosa risposta alla richiesta d’incontro, avanzata verbalmente da chi scrive tramite la sua segreteria. Inquietante è stata, infine, la disposizione data agli addetti alla portineria del municipio di provare ad impedire l’ingresso negli uffici comunali agli “estranei”, come se i normali cittadini per gli amministratori comunali fossero ormai degli estranei. «Chi è lei? Chi cerca? Con chi deve parlare? Prima la devo annunciare!», mi ha detto l’impiegato comunale, bloccandomi in portineria. Stessa sorte stava toccando ad un signore, che però faceva presente di essere un consigliere comunale. «Allora può entrare, se è un consigliere comunale può entrare», precisava, conciliante, l’addetto alla portineria ». «Ma anche il dott. Paternostro è un consigliere comunale!», l’informava una sua collega. Si, purtroppo per lui (e per il sindaco), ero (sono) anch’io un consigliere comunale, e allora mi riusciva di entrare in municipio per continuare a stare al fianco degli operai in lotta. «Mi scusi, non sapevo che anche lei fosse un consigliere comunale!», si giustificava in maniera poco credibile l’impiegato…
Senza una richiesta scritta, il sindaco non ha voluto ricevere la Cgil e gli operai (adesso la richiesta è stata già avanzata dalla segreteria provinciale della Cgil e si aspetta la convocazione!), ma un suo “solerte” assessore ha riunito “amichevolmente” in una stanza i soli operai, per redarguirli duramente e attaccare a testa bassa la Cgil e chi la rappresenta a Corleone. «Vi siete iscritti alla Cgil e adesso siete rovinati! Non vedrete nulla di buono. Paternostro vi porterà alla rovina!», pare abbia detto il “democraticissimo” assessore di “Corleone città della legalità”, invitandoli tutti a cancellarsi dal sindacato. Si tratta di una miserabile attività antisindacale, perseguibile per legge. Ma si tratta anche di una pesante “caduta di stile”, che dimostra tutto il nervosismo di un’amministrazione comunale che, dal 2003 ad oggi, ha portato da 9 a 26 gli operai addetti alle pulizie del comune e del tribunale, li ha “spremuti” in tutte le tornate elettorali e adesso li vuole “buttare” perché non servono più. La Cgil, che sta difendendo con nettezza il posto di lavoro di tutti gli operai, chiedendo l’aumento delle ore mediante l’utilizzo del ribasso d’asta, per il “potente” assessore (capace, a quanto si dice nei “pub”, di “patrocinare” assunzioni “eccellenti” anche in importanti aziende palermitane) e per i suoi colleghi “disturba”. Ma, si mettano il cuore in pace, perché – piaccia o no - continueremo sempre a “disturbare”… questi improvvidi manovratori, tanto presuntuosi e arroganti, quanto incapaci di affrontare e risolvere un problema che sia uno.
Dino Paternostro
17 ottobre 2008
FOTO: Il sindaco Iannazzo
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