Il ministro dell'Istruzione possibilista: "E' una proposta interessante. "Gli pisocologi concordano: "Cancella la competizione sugli abiti firmati".
"Grembiule in classe? Perchè no"Gelmini: stop alla gara delle griffe
ROMA - Di nuovo scolari con il grembiule? "Perchè no", risponde il ministro all'Istruzione. E' possibilista il ministro Mariastella Gelmini. I grembiulini sono pratici e ugualitari. Allontanano dai bambini più piccoli il timore di sporcarsi ma, soprattutto, cancellano l'insana competizione sulle griffe. Sotto un grembiule nero spariscono le disparità sociali e si sviluppa "il senso di appartenza e l'orgoglio di andare a scuola", spiegano gli specialisti. "Una proposta interessante". La proposta l'ha lanciata Gabriella Giammanco, ex giornalista del Tg4, oggi deputata del Pdl. "Dare pari condizioni di partenza - ha detto il ministro dell'Istruzione - può essere una proposta interessante". Se ne parla da tempo a Montecitorio; la proposta rimbalza sui tavoli del governo ad ogni cambio dell'esecutivo. Questa volta però, il giovane ministro - proprio oggi ha compiuto 35 anni - sembra deciso ad affrontare il problema. Lo scandalo dell'ombelico scoperto. La divisa fece il suo ingresso nelle aule delle scuole italiane alla fine dell'Ottocento sulla scia della Francia che per primo la impose pur non diventando mai nel nostro Paese un obbligo sancito dalla legge. Come nel Regio Decreto del '25 si parla genericamente di obbligo morale ad un abbigliamento consono alle aule scolastiche, anche nelle recenti normative si invita al rispetto formale per l'istituto, senza però mai far cenno ai grembiuli. Tocca ai presidi richiamare gli allievi in caso di abbigliamento non "congeniale", come capitò anni fa nei confronti di alcune scolari di Rimini che entravano in aula con l'ombelico scoperto, o in provincia di Imperia dove gli scolari si presentarono davanti ai professori in bermuda.
L'esperto: "Attenti alla competizione". Gli psicologi sembrano convinti che la reintroduzione dei grembiuli tra i banchi di scuola non sarebbe che una scelta positiva: eviterebbe la competizione tra compagni di classe sui vestiti e restituirebbe libertà di movimento ai bambini. Anna Oliverio Ferraris, docente di psicologia dello sviluppo all'università della Sapienza è convinta che il problema dei grembiulini è "dei genitori più che degli alunni. Comprare per i bambini oggetti costosi e preziosi risponde solo a una forma di gratificazione narcisistica degli adulti. I figli sono usati come status symbol. La corsa alla felpa firmata, che inizia già a 4-5 anni, porta ad una competizione tra compagni che non è sana, è un confronto continuo, si crea una discriminazione tra chi ha e chi non ha. Inoltre, essendo facilmente lavabili, i grembiuli permetterebbero agli scolari di giocare tranquillamente senza paura di sporcarsi". (1 luglio 2008)
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