In poche ore, la tragedia di Portella fece il giro d’Italia. E l’Italia intera rimase sbigottita. In un angolo del cuore interno della Sicilia, a sangue freddo, erano stati assassinati uomini, donne e bambini in festa. Un fatto inaudito, intollerabile. Tutti i leader della sinistra arrivarono a Piana, a San Giuseppe, a San Cipirello. Il 3 maggio fu proclamato lo sciopero generale nazionale, con una imponente manifestazione a Palermo, fioccarono le interrogazioni parlamentari. Sott’accusa finirono gli agrari, la mafia e la banda Giuliano, che, con la copertura politica di “pezzi” dello Stato e della politica, non avevano esitato a sparare sulla folla inerme, pur di bloccare le lotte contadine e l’avanzata della sinistra. A minimizzare l’accaduto, nella seduta del 9 maggio 1947 dell’Assemblea Costituente, pensò il ministro degli interni, Mario Scelba: «Non c’é movente politico». Scelba mentiva. Sapeva benissimo delle trame siciliane e, in qualche modo, ne era pure uno artefice.
Che a Portella della Ginestra siano stati Salvatore Giuliano e la sua banda a sparare sui contadini in festa non vi sono dubbi. Al riguardo, c’é anche una sentenza della magistratura. Che Giuliano sia stato affiancato dalla mafia è un’ipotesi plausibile. Che i mandanti della strage possano essere stati gli agrari, con la complicità di “pezzi” dello Stato e della politica è anch’essa una tesi sostenibile, su cui tutti gli storici che si sono occupati della vicenda concordano. Il punto su cui non c'è convergenza attiene al coinvolgimento o meno dei servizi segreti americani. A dirsi convinti di questo coinvolgimento sono gli storici Giuseppe Casarrubea e Nicola Tranfaglia. «Possiamo considerare la strage di Portella l’atto culminante compiuto dalle forze dominanti (gli Stati Uniti e i suoi servizi segreti, l’associazione mafiosa siciliana, una parte del gruppo dirigente del partito cattolico) per fermare la possibile, o probabile, avanzata delle forze di sinistra italiane», sostengono. «E’ probabile che sia stato così – dice il prof. Renda – ma purtroppo non c’è nessuna prova ed ancora oggi non sappiamo chi ha armato la mano di Giuliano».
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