giovedì 10 aprile 2008

In Sicilia i partiti politici sono due, la mafia e l'antimafia

di RICCARDO ORIOLES
In Sicilia i partiti politici sono due, la mafia e l'antimafia. Ciascuno di essi comprende circa un quarto della popolazione, il resto ondeggia. Ma il partito dell'antimafia, in queste elezioni, non esiste. Ciascuno dei suoi notabili, persino dei più coraggiosi, in un momento o nell'altro ha deciso di correre da solo. Non s'è stata la lista Borsellino-Crocetta-Lumia-Fava e nemmeno - come due anni fa - la bandiera Borsellino. Ognuno (appoggiato a una forza esterna) per sè, e Dio per tutti. Il partito della mafia invece è rimasto unito.

Eppure sarebbe stato esattamente il momento di farlo, il fronte antimafioso: la gente s'era pur mossa, a Palermo, contro Cuffaro; e già una breccia era aperta nel fronte avverso, coi giovani di destra schierati per la prima volta contro Cuffaro. Nessuno ha voluto cogliere l'occasione. S'è preferito "far politica" nel senso più perdente della parola. Due anni fa l'antimafia portò al centrosinistra un aumento di circa l'otto per cento, dopo una campagna allegra ed entusiasta (con molti giovani, fra cui quelli del Rita Express, stupidamente trascurati dopo).

Non credo che ciò si ripeterà ora. Non in una situazione in si candidano i Crisafulli e si buttano fuori i Dalla Chiesa. L'antimafia è una cosa seria, è un programma politico e non una dichiarazione di buoni sentimenti. Se si rinuncia - come si è fatto - a questo programma non solo si perde ma si perde male.

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Che fare? Conosco compagni che voteranno per Veltroni "turandosi il naso" per pura e semplice paura del fascismo - non a torto, viste le posizioni ormai apertamente fasciste di Berlusconi.
E conosco gente anziana, compagni niente estremisti, che dicono di non voler votare perché "se quello vuol correre da solo e buttare via il premio di maggioranza vuol dire che per lui l'importante è fottere la sinistra e non battere Berlusconi".
Io concordo con l'analisi, ma non con le conclusioni. Votare bisogna lo stesso, quantomeno per dignità. Votare per Veltroni nella speranza che superi da solo Berlusconi. Votare Arcobaleno nella speranza (non facile) che oltre a sopravvivere la sinistra riesca finalmente a uscire dalla cripta in cui s'è rinchiusa. Votare Beppe Grillo (in Sicilia c'è) nonostante l'inaffidabilità della candidata che nel suo comune ha già regalato - per egocentrismo - la vittoria ai mafiosi. Votare Di Pietro, nella speranza che stavolta i suoi eletti non passino il giorno dopo con Berlusconi. Votare i socialisti, sperando che finalmente abbiano imparato a distinguere fra Proudhon e Arsenio Lupin. Votare sinistra critica, alla peggio, sempre meglio di scheda bianca. Nessuno di questi voti è tecnicamente molto utile, nessuno ha più di tanto a che fare con la politica fondamentale della Sicilia, che è l'antimafia. Ma sono altrettanti modi di dire "io ci sono, non abbandono la lotta solo perché i miei generali hanno tradito".

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E cosa diciamo ai giovani? Sembrerebbe la cosa più difficile ma in realtà è molto semplice: continuiamo a fare il nostro dovere. Il lavoro nei quartieri, i giornali, l'organizzazione, i siti, tutta la piccola rete che insieme facciamo crescere ogni giorno, questo non dev'essere neanche per un istante rallentato. "Voi avete rovinato l'Italia, noi la ricostruiremo". Queste parole furono dette, molti anni fa, in una situazione ancora più difficile dell'attuale. Anche allora la sinistra, fra rinnegamenti e arroganza, si squagliava e la destra sembrava invincibile e destinata all'avvenire. Ma alla fine, con fatica e costanza, si è ricostruito. Ciascuna delle piccole cose che facciamo oggi serve a questo. Non sono battaglie simboliche, di retroguardia, per dire "facciamo qualcosa". Sono esattamente i tasselli da cui, fra molti o pochi anni, sarà alla fine composta la sinistra nuova.

Non estraniamoci dalle elezioni, ma con la consapevolezza che il lavoro da fare è soprattutto dopo. E che in questo lavoro saremo soli perché i vecchi, anche quelli che non avranno tradito, difficilmente avranno la forza di rimettersi in piedi. Ci sarà confusione, con gli oligarchi che proclameranno di essere loro l'unica speranza rimasta e i delinquenti che grideranno al popolo "libertà! viva la cuccagna!". Ma voi non vi lascerete confondere, continuerete ad essere umani, fedeli alla concretezza delle piccole cose. Il giorno dopo le elezioni, comunque vadano, comincia l'esame di cittadini - e di uomini - per questa generazione.

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