Quello che pubblichiamo è il diario pubblico di Laura, una ragazza toscana "veterana" dei campi di lavoro a Corleone, che per una settimana è tornata nel nostro paese, con l'obiettivo di dare il via ai campi di lavoro del 2008. Dalle sue parole traspare la forte tensione civile, l'affetto verso i ragazzi della coop sociale "Lavoro e non solo", verso la Cgil, verso il circolo Arci. Un affetto ricambiato da tutti noi, impegnati nella costruzione del PONTE della SOLIDARIETA' tra la Sicilia e la Toscana. Ma leggiamo il diario… (d.p.) Il giorno della partenza è arrivato! Il viaggio è andato benissimo e finalmente sono sull’autobus che da Palermo mi porterà a Corleone. Inizio adesso a percepire la differenza che c’è fra essere qui in agosto e in marzo: il bus si riempie di ragazzi appena usciti da scuola e ci vuole quasi mezz’ora per uscire dalla città. Ma la strada è familiare: la statale 121 per Agrigento che mi allontana dal mare, il bivio per Bagheria, l’incrocio con la statale 118 per Marineo, il bivio per Piana degli Albanesi e Portella della Ginestra, quello per Ficuzza. E dopo Ficuzza lo so, una manciata di chilometri e ci siamo! Intorno il paesaggio è completamente diverso da quello a cui sono abituata: l’entroterra non è secco e arido come nei roventi agosto che conosco ma è tutto meravigliosamente verde e in fiore. Una curva ed eccola Corleone, arroccata sulle rocce. Riconosco i capannoni sulla destra, le strade, le insegne, ed è strano, stranissimo essere qui. In un secondo sono sulla via principale, in un attimo mi trovo in Piazza Falcone e Borsellino, la piazza principale del paese, quella grande, dove devo scendere. Mi catapulto giù, afferro valigia e zaino, mi attacco al telefono. La maggior parte dei ragazzi della cooperativa questo fine settimana è a Bari per la manifestazione antimafia organizzata da Libera, la persona che devo chiamare è Franco.
“Franco sono arrivata!”
“E dove stai?”
“In piazza, di fronte alla Villa”
“E pure io ci sto! Sono al bar…vieni avanti che qui sono!”
Ed eccolo Franco che mi sorride e mi viene incontro! Pranziamo con la sua splendida famiglia e dopo pranzo ci mettiamo subito al lavoro: c’è da fare l’inventario! E così Franco, il piccolo Antonio ed io siamo andati alla ex casa di Provenzano, oggi struttura affidata alla Cooperativa Lavoro e Non Solo, a verificare le scorte rimaste in vista dell’arrivo dei giovani volontari. Iniziamo a contare e a segnare i pacchi di pasta, riso, spezie e detersivi rimasti dai campi di lavoro precedente: servirà agli amici dell’ARCI per l’organizzazione dei campi futuri. Finito il lavoro di inventario Franco mi porta a vedere la nuova struttura affidata alla Cooperativa: la casa che fu della famiglia Riina. Avevo visto le foto ma non rendevano abbastanza: è grandissima! Disposta su quattro livelli (comprese le cantine) la casa ha tantissime stanze di cui una molto grande che verrà utilizzata per incontri e riunioni. Franco mi spiega che fra poco inizieranno i lavori per rendere la casa una struttura ricettiva adatta ad ospitare i giovani volontari dei campi di lavoro. Mentre parla leggo nelle sue parole la soddisfazione per questa conquista, un segno concreto del lavoro e dei sacrifici di tanti anni…
Finito il “sopraluogo” per il resto della giornata mi fa sentire una turista: visitiamo la chiesa che domina il paese, aspettiamo la processione tipica del giovedì della settimana Santa. La serata si conclude con una cena in famiglia…e a letto presto, sono sveglia dalle 4 del mattino e domani ci sarà tanto altro da fare!
Sabato, 15 marzo 2008
La sveglia è alle 9.30, dopo una bella dormita. E’ domenica, c’è il sole e ho voglia di fare un giro per il paese. Mi incammino fra i vicoli e cerco dei punti di riferimento per ritrovare la strada di casa: la parte vecchia di Corleone non è semplice da memorizzare, queste stradine sembrano tutte uguali… La pasticceria nella piazza va benissimo per la colazione: mini cannolo e cappuccino. Il barista me lo ricordo bene, un signore gentile. Anche lui si ricorda e mi dice: “Tu sei toscana…eri qui in estate giusto? Sei venuta a trovare i ragazzi? Ti piace proprio Corleone eh! Bentornata!”
Si, sono io quella che aspettava dentro il tuo bar invece che alla fermata dell’autobus per non sciogliersi sotto i 50 gradi di questa estate e tu sei quello che mi ha dato gli orari delle corse e con cui parlai un po’.
Seconda tappa: edicola. Repubblica più 6 pacchetti di figurine per il mio Nino, il figlio di Franco della Cooperativa, con cui è nata una bella amicizia! L’idea è quella di andare in Villa (i giardini pubblici del paese) e mettersi a leggere su una panchina ma non faccio in tempo a sedermi che mi telefona Franco:
“Dove sei? Vieni nella piazza del Comune che c’è Dino”.
Dino Paternostro è un uomo dalle mille attività: segretario della Camera del Lavoro, giornalista, scrittore, storico, consigliere comunale. Arrivo nella piazza e Dino, giacca e cravatta, è con altre due persone. Ci salutiamo, è sempre gentilissimo con noi volontari. Uno dei due signori che sono con lui è un ex preside di una scuola superiore di Corleone e insieme mi invitano al bar, mi offrono un caffè, mi raccontano di come sono andate le commemorazioni per l’anniversario della morte di Placido Rizzotto e della manifestazione di Libera che si è svolta a Bari il giorno precedente. Incrociamo anche Pippo Cipriani (e la sua scorta), storico ex sindaco di Corleone che vive ancora sotto protezione per avere iniziato una vera lotta alla mafia subito dopo il periodo delle stragi.
Discutiamo della Cooperativa e gli espongo le mie idee sulla necessità di differenziare i prodotti, di quello che secondo me sarebbe più utile, ci confrontiamo. Parliamo anche della scarcerazione di Giuseppe Riina e delle loro impressioni in proposito. Così arriva l’ora di pranzo e chi trovo a casa di Franco? Suo fratello Salvatore! Salvatore è il mio contatto diretto con Corleone e la Cooperativa durante tutto l’anno, è il responsabile delle coltivazioni, un amico carissimo. Dopo pranzo ho un appuntamento con i ragazzi di Dialogos ARCI: mi hanno mandato un sms, ci sono dei giornalisti francesi! Questi francesi sono un uomo e una ragazza, la quale parla un italiano perfetto. Si occupano di un programma televisivo che ogni puntata affronta un tema diverso, da quello che ho capito qualcosa di molto simile al nostro “Report”. Andiamo nella sede di Dialogos che è piena di copie del giornale che i ragazzi distribuiscono gratuitamente ogni 2 mesi alle edicole di tutto il paese. Pensavo avrebbero fatto le solite domande tipiche di uno straniero che si aspetta coppole e lupare come nei film. In realtà facciamo una bella chiacchierata informale tutti insieme, conoscono abbastanza bene l’argomento anche da un punto di vista storico, lasciano parlare i ragazzi, fanno domande pertinenti. L’incontro è un appuntamento preliminare per quando verranno con le telecamere per preparare la puntata.
Quando i ragazzi di Dialogos accompagnano i giornalisti dal sindaco io torno in piazza dove ci sono Franco, Dino e Salvatore che mi aspettano. Ma dopo un po’ ecco di nuovo i francesi: li chiamo e gli presento i miei tre accompagnatori: 5 minuti e Salvatore fissa un appuntamento per il giorno successivo per portarli nel campo confiscato dove andremo a sistemare la vigna. Dopo una pizza in un paese vicino con Salvatore e Mario (altro dipendente della cooperativa) torno a casa da Franco, dove alloggio: ci vuole un’altra bella dormita perché domani la sveglia è all’alba!
Domenica, 16 marzo 2008
Questa mattina la sveglia suona prestissimo: alle 7.15 io e Franco abbiamo appuntamento con i ragazzi della cooperativa in Piazza Falcone e Borsellino per andare in contrada Malvello dove c’è una campo confiscato ai Riina. Ci fermiamo a prendere acqua e panini e saliamo in macchina. E’ bellissimo rivedere le stradine che portano a Malvello passando dal particolarissimo Borgo Schirò, piccolo agglomerato di case abbandonate costruite in epoca fascista. Il lavoro di oggi consiste nel legare le piccole piante di vite ai pali di sostegno perché possano crescere dritte e forti: da loro verrà il vino della “nostra” cooperativa che verrà venduto come gli altri prodotti di Libera Terra. Non vedo l’ora di assaggiarlo!
Mentre siamo nel campo vediamo arrivare una macchina: l’amico Giuseppe di Dialogos ARCI e i giornalisti francesi! Ci raggiungono e chiedono a Salvatore di raccontargli la storia di questo campo: sono due persone gentili e aperte e il clima è confidenziale. Mi fanno qualche domanda in qualità di “intrusa” toscana: vogliono capire cosa mi spinge a utilizzare le mie ferie per venire a lavorare in Sicilia e spiegare il perché è sempre difficile. Bisogna conoscere queste terre, questi ragazzi e l’importanza del loro lavoro per capire! Salutandoci promettono di far avere un dvd della puntata alla cooperativa: ormai siamo curiosi! Mangiamo i nostri panini, ci riposiamo un po’ e poi di nuovo a lavoro. Abbiamo anche un bracciante in più: Calogero, il presidente della cooperativa, è venuto a darci una mano.
Rientriamo in paese, una doccia e poi di nuovo in piazza: voglio sfruttare ogni minuto possibile per vivere questa esperienza a contatto con le persone. Ho appuntamento con Salvatore il quale mi porta a vedere la collina con l’enorme crocefisso che domina il paese, divenuto famoso con il film-documentario “Il fantasma di Corleone”: da lassù c’è un panorama veramente incredibile. Prima di rientrare Salvatore vuole passare dalla casa confiscata ai Riina: non c’è una vera ragione, non dobbiamo fare niente là dentro, credo che ci sia voluto andare solo perché ne aveva voglia: deve essere una soddisfazione incredibile per lui. E’ come quando ci si guadagna un regalo, un oggetto, che si è tanto desiderato e che si è combattuto per avere: ogni tanto si sente la necessità di prenderlo in mano ed osservarlo per essere sicuri che è reale e per gioire ogni volta del successo ottenuto.
Rientriamo a casa dove Lina, come sempre, ci ha preparato una fantastica cena. Due chiacchiere tutti insieme e poi a letto, il lavoro sui campi è molto faticoso, c’è bisogno di recuperare le forze!
Lunedì, 17 marzo 2008
La settimana è giunta al termine, mi sveglio consapevole che è l’ultimo giorno. Anche se oggi pomeriggio dovrò affrontare il viaggio di ritorno mi alzo presto lo stesso e vado con i ragazzi della cooperativa sui campi. Raggiungiamo gli altri: il lavoro a Malvello l’abbiamo finito, le piantine sono tutte legate e sistemate quindi ci spostiamo in un terreno vicino, quello che in estate i giovani volontari hanno aiutato a “spietrare”. Ci sono da legare altre piantine ma soprattutto ne dobbiamo seminare di nuove! Non ho mai visto come si piantano le viti: prima si tagliano le radici troppo lunghe, si fa un foro nel terreno con una sbarra di ferro, si mette la pianta e poi si lascia la sbarra conficcata nel terreno, servirà da sostegno durante la crescita.
Questo è un altro aspetto importante dei campi di lavoro: si fanno cose che normalmente non avremmo occasione né di vedere né di imparare. E inoltre queste piccole, giovani viti piantate in terreni con tali storie alle spalle è simbolicamente bellissimo! Purtroppo però devo salutare i ragazzi prima del solito: è l’ora di andare. Questo è sempre il momento peggiore…Mario si allontana, forse è un po’ commosso, ma io lo raggiungo promettendo che ci rivedremo presto e che non deve preoccuparsi perché fra un paio di mesi questo campo sarà invaso di amici! L’espressione di ognuno di loro è davvero chiara: sono dispiaciuti che me ne vada…avere intorno gli amici toscani è per loro qualcosa di molto importante, li fa sentire meno soli in questa difficile battaglia che hanno intrapreso ma io sono li proprio per ricordargli che non sono soli, mai, anche quando tanti chilometri ci dividono.
Fortunatamente ieri in piazza ho incontrato Calogero, il presidente della cooperativa, e ho potuto salutarlo. Ero passata anche dalla Camera del Lavoro sperando di incontrare il segretario Dino Paternostro ma purtroppo non c’era, oggi gli manderò un messaggio per ringraziarlo della disponibilità e dell’amicizia che dimostra ogni volta. Salvatore mi accompagna a casa di Franco dove sua moglie Lina mi sta aspettando: una doccia veloce, chiudo la valigia e vado alla fermata dell’autobus che mi riporterà a Palermo. Io e Lina ci abbracciamo: in questi giorni ho avuto modo di conoscerla meglio ed è davvero una persona speciale. A volte ci dimentichiamo delle donne che stanno a fianco dei ragazzi della cooperativa ma bisogna ricordarsi che non solo danno il loro aiuto e contributo durante il periodo dei campi ma sono direttamente coinvolte nella scelta coraggiosa dei loro compagni e mariti. E sono felice perché io e Lina siamo diventate amiche.
Mentre aspetto la partenza del bus vado al solito bar in piazza per l’ultimo caffè. Ritrovo il barista che mi guarda e dalla mia espressione funerea capisce tutto.
“Stai partendo? Sei triste, ti si legge in faccia…”
“Si, è sempre così, mi dispiace lasciare gli amici e mi dispiace lasciare questo paese, ho sempre più ricordi legati a Corleone e sono tutti ricordi bellissimi.”
“Tornerai in estate? Quando arrivano gli altri ragazzi? Non te lo chiedo perché ho un’attività, per me sono solo qualche caffè in più, però è bello vedervi in giro, ci stiamo abituando!”
“Io credo che tornerò in agosto ma i ragazzi dovrebbero iniziare ad arrivare a fine maggio…comunque fra pochi mesi. E’ bello sentire un corleonese che dice queste cose, mi fa partire un po’ meno triste!”
Mi saluta stringendomi la mano e prometto che appena torno vengo a prendere il caffè. L’autista è gentile, sa che devo partire e mi chiama. E’ proprio l’ora di andare. Usciamo dal paese, la strada in discesa, in mezzo ai campi, mi porterà a Palermo, da lì il treno per l’aeroporto e tra poche ore sarò di nuovo a casa. A presto, Corleone…
Giovedì, 20 marzo 2008
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