Sono passati 60 anni dall'assassinio del giovane sindacalista Placido Rizzotto, ucciso dalla mafia perchè voleva solamente il rispetto della legge e cioè l'attuazione dei decreti Gullo che dava la possibilità ai contadini di ottenere attraverso le cooperative i terreni incolti e malcoltivati. Rizzotto fu uno dei tanti della lunga strage iniziata nel 1947 con la strage di Portella delle Ginestre. Un attacco della mafia insieme alla classe economica degli agrari e della classe politica della Democrazia Cristiana. Rizzotto portava avanti questa lotta contro questi poteri e per questo motivo fu eliminato il 10 marzo del 1948. Il 10 marzo
2008 l'ARCI,
la CGIL, il Comune di Corleone e Libera l'hanno voluto ricordare con una grande giornata. La mattinata è iniziata davanti al busto di Placido Rizzotto, a Piazza Garibaldi, dove sono state poste le corone d'alloro. Emozionante è stata non solo la partecipazione delle quinte classi della scuola elementare, ma anche le poesie lette proprio da alcuni alunni. In tarda mattinata nell'Istituto comprensivo Don G. Colletto si è svolto l'incontro, con gli studenti, per ricordare Rizzotto. Si è iniziato con la proiezione di una puntata del documentario Blu Notte di Carlo Lucarelli e Giuliana Catamo proprio su Placido Rizzotto. Oltre a descrivere benissimo la figura del sindacalista ha fatto emergere la struttura economica degli anni 50 e la mafia corleonese. Nessuno fu condannato attraverso la solita formula di moda in quegli anni: “assolti per insufficienza di prove”. Dopo i saluti dalla dirigente scolastica Maria Bellavia, il coordinatore Dino Paternostro, segretario della Camera del Lavoro di Corleone, ha dato la parola agli importanti relatori. Il Sindaco di Corleone Iannazzo ha detto che ricordare un cittadino come Placido Rizzotto è un onore. Rizzotto è stato ucciso per un'idea, non importa il colore politico. Ma il Sindaco ha voluto anche ricordare il piccolo Letizia che è stato ucciso perchè ha visto l'assassinio di Rizzotto, mentre accudiva il suo gregge. Poi ha detto:
“è possibile che questa città ancora saluti con riverenza? Corleone è ad un bivio o fa come Placido Rizzotto e portiamo avanti le nostre idee o ci facciamo condizionare. Inoltre oggi abbiamo il dovere di ricordare Rizzotto che è ancora giù nella foiba.” Ha inoltre rimarcato il suo impegno affinché si dia a Rizzotto una degna sepoltura. Il secondo intervento è stato della Presidente dell'Arci Sicilia Anna Bucca che ha detto:
“dove non è arrivata la giustizia deve arrivare la memoria, per questo noi diciamo che la memoria costruisce il futuro. Per l'Arci la memoria è importante”. Il segretario della Camera del Lavoro di Firenze Mauro Fuso ha ricordato il legame che è nato negli anni tra Corleone, Firenze e
la Toscana. Poi il grande momento atteso da tutti e cioè che prendesse la parola Don Luigi Ciotti dell'associazione Libera. Ha ricordato con commozione le poesie lette dai bambini davanti al busto di Rizzotto e poi ha riportato le parole del giornalista Pippo Fava, anch'esso vittima di mafia, che diceva:
“a che serve esser vivi se non si ha il coraggio di lottare”. Ha raccontato il suo viaggio per arrivare a Corleone descrivendo il paesaggio stupendo. Guardando il verde ha pensato che si possono strappare tutti i fiori ma nessuno può impedire che la primavera ritorni. La mafia ha strappato tanti fiori ma non potrà impedire la primavera. Ha ricordato che Placido Rizzotto oggi rivive con i prodotti della cooperativa intitolata proprio a lui. I prodotti di questa cooperativa sono venduti in tutta Italia, prodotti che provengono da quelle terre per cui Rizzotto ha lottato e perso la vita.
“Il filosofo Bobbio dice che la democrazia vive di buone leggi e di buoni costumi. Noi non possiamo chiedere allo stato di più se noi non facciamo di più. Placido ha permesso di costruire questa speranza”. Lo storico Giuseppe Carlo Marino ha raccontato lo scenario generale che stava dietro alle lotte contadine e cioè le lotte per la terra che poi hanno portato alla Riforma Agraria. Ma ha sottolineato come l'intreccio mafia-politica c'era negli anni 60 come c'è ancora oggi. Ha chiuso l'incontro Andrea Gianfagna della Fondazione Di Vittorio che ha parlato di Placido Rizzotto come sindacalista. Poi ha lanciato questo messaggio: La lotta alla mafia parte dalla coscienza di non delegare ad altri, ma dall'impegno di elaborare progetti”. Anche il Consiglio Comunale ha voluto nel pomeriggio ricordare solennemente Placido Rizzotto con una seduta straordinaria del Consiglio Comunale convocata dal Presidente del Consiglio Mario Lanza. Una giornata importante per un anniversario importante di un corleonese che a differenza di altri si è battuto affinchè i poveri contadini potessero avere un pezzo di terra e quindi acquistare la propria dignità di persone e non di semi schiavi. Un corleonese che non faceva parte dei corleonesi della mafia ma dell'antimafia. Perchè Corleone è stata forse sì la capitale della mafia ma anche dell'antimafia e noi non ci stancheremo mai di dire siamo onorati di essere corleonesi perché abbiamo avuto uomini come Rizzotto e Verro, ma che non sono i soli.
Giuseppe Crapisi
Pubblicato dalla Redazione Dialogos
per me placido rizzotto non era altro che un comunista,l'unico problema secondo me e che non doveva proprio nascere,Corleone e bella,calda,solare,e piena di buona gente e di buone maniere,quindi non la sporchiamo con certe idee come u comunismo,o gente come rizzotto,comunque bene dove si trova.
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