domenica 16 marzo 2008

Bari, centomila no alla mafia

Nel capoluogo pugliese la 13° "Giornata della memoria e dell'impegno per ricordare le vittime della mafia". Il presidente della Regione, Vendola, in lacrime: "A nome delle istituzioni, mi scuso per chi ha festeggiato indegnamente una condanna con i cannoli" BARI - Le lacrime del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, il grido accorato di don Ciotti affinchè ognuno "faccia la propria parte", la grande emozione del presidente della Camera, Fausto Bertinotti, l'entusiasta partecipazione dei giovani e poi le tante, tantissime, foto delle vittime della mafia portate tra le mani dai familiari che sfilano per le vie della città.


Sono questi e tanti altri ancora i momenti da non dimenticare della XIII edizione della 'Giornata della memoria e dell'impegno per ricordare le vittime della mafia' che si è tenuta a Bari, su iniziativa di Libera, guidata da don Ciotti, e Avviso Pubblico.

Il capoluogo della Puglia per un giorno è stato la capitale dell'antimafia: a Bari, nell'area di Punta Perotti, dove prima sorgevano i palazzi giudicati un ecomostro, si sono radunate circa 100.000 persone - secondo gli organizzatori - provenienti da tutta Italia e anche dall'estero. Tutti insieme mentre gli altoparlanti scandivano ininterrottamente i nomi delle centinaia di vittime della mafia e della criminalità organizzata.

Soprattutto i giovani hanno risposto agli appelli di Libera. "Segno - dice don Ciotti - di una volontà di cambiamento". È dello stesso avviso il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema: non sale sul palco, raggiunge il corteo sul lungomare, dice di essere meravigliato della grande folla e ai giornalisti, prima di partire per Napoli, si raccomanda: "Vi prego, niente domande di politica, questa è la giornata dedicata alla lotta alla mafia".

Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, è soddisfatto: "Abbiamo spiegato senza esitazione, anche ai bambini - dice - da che parte stare nella lotta alle mafie". E sul lungomare assolato di Bari l'abbraccio tra don Ciotti e Bertinotti, che ha raggiunto il corteo a piedi: "È una manifestazione straordinaria - dice - chi afferma che questa è una società desertificata venga a vedere".

I palloncini colorati volano in cielo, gli striscioni portati da scolari e studenti sembrano far festa e i gonfaloni dei Comuni, soprattutto provenienti dal Sud Italia, raccontano di una volontà di spezzare qualsiasi legame con le mafie.

Tanti sono i politici e gli amministratori presenti. C'è anche il ministro dell'ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, che si rammarica per la mancata approvazione della sua proposta di legge per i reati legati alle ecomafie. Quando il corteo raggiunge piazza della Libertà, quello della gente sembra l'abbraccio di una città intera a chi non vuole soggiacere ai soprusi.

I parenti delle vittime di mafia prendono posto nelle prime file sotto il palco, ed è a loro che il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, si rivolge per fare "un intervento strano", come egli stesso premette.

"A nome delle istituzioni, vi chiedo scusa - grida al microfono con la voce rotta dall'emozione, scoppiando a piangere - vi chiedo perdono per lo spettacolo indegno di complicità, a nome di coloro che dopo una condanna, invece di vergognarsi, hanno festeggiato con i cannoli".

I familiari delle vittime si alzano in piedi e applaudono, qualcuno di loro non trattiene le lacrime. Non le trattiene pochi attimi dopo neppure don Ciotti, che abbraccia Vendola e poi al microfono dice: "Basta, anche le istituzioni facciano la loro parte una volta per tutte e diano il loro contributo, così come noi, sporcandoci le mani, diamo il nostro". C'è anche l'abbraccio di Bertinotti a Vendola che suggella momenti forti.

L'emozione attraversa il palco e la folla; parlano sul palco anche alcuni parenti delle vittime. Poi risuonano le note di una pianola: è quella del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito di mafia, ucciso a soli 11 anni, il suo corpo sciolto nell'acido. È lui il simbolo di quanto "la mafia è morte", come dice il papà di una vittima. La giornata di oggi, invece, rappresenta l'affermazione di chi vuole una vita di giustizia e legalità.
La Repubblica, 15/03/2008

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