Egregio Direttore,
leggendo l’articolo “ il vero Biagio che arrestò Riina “ pubblicato sul quotidiano La Sicilia di Domenica 16 dicembre 2007, Lei insiste nell’ attribuire in modo più o meno palese ( vds foto ) la cattura di Luciano Liggio al “super poliziotto” ( millantatore ) Angelo Mangano che non fu mai titolare del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Corleone, che non decimò le cosche mafiose, che non arrestò né la prima né la seconda volta il LIGGIO e che, sia i Palazzi di Giustizia che la stampa nonché le Commissioni Antimafia dell’epoca, ce lo descrivono come un personaggio sostanzialmente diverso da come Ella, Bolzoni e D’Avanzo lo volete rappresentare.
Ho già reso noto il mio forte risentimento, dopo aver assistito alla fiction il Capo dei Capi, sia agli autori del testo ( Bolzoni e D’Avanzo ) che al produttore ( Valsecchi ) fornendo loro notizie documentate sulla figura del loro legendario eroe MANGANO, rendendomi, per altro, disponibile a fornire la documentazione ( pagine di atti Polizia Giudiziaria e non pagine di racconti, favole ) attestante la cattura del LIGGIO da parte degli uomini dell’Arma dei Carabinieri del Gruppo Esterno al comando dell’allora ten.col. Ignazio MILILLO, mio padre, che permise, perché impostogli nella fase finale, la presenza del “ mitico “ MANGANO.
Non mi pronunzio sulla figura del poliziotto Melita perché da me non conosciuto e non dubito che sia stato l’autore di uno degli arresti del giovanissimo Riina.
Le sarei pertanto grato, qualora dovesse pubblicare in futuro certe notizie, di interpellarmi per offrirvi un serio contributo, fedele alla verità, semprechè la testata da Lei diretta non abbia interesse a modificare la verità storica.
Nel salutarLa e certo che Ella prenderà in debita considerazione la possibilità di voler correggere, anche e soprattutto per il futuro, questo madornale “ falso storico ”, con lo stesso spazio fotografico che ha dedicato nei suoi articoli nel voler esaltare un “ personaggio chiacchierato ” ed insistere a voler negare la verità storica, nonostante in data 14 maggio 2004, sono intervenuto per corregerLa invitandola a meglio documentarsi prendendo visione degli atti ufficiali di quell’evento. Di certo se si fosse avvalso non solo di fonti della Polizia di Stato ma anche di quelle dell’Arma dei Carabinieri o, meglio ancora, di quelle della Procure della Repubblica e dei Tribunali di Palermo, Bari, Firenze, etc., o avesse rivisto qualche pezzo di telegiornali e cinegiornali dell’epoca e riascoltato o riletto le polemiche interviste oppure rivisto l’intervista televisiva di Enzo Biagi ( da poco scomparso ) fatta al “ Capo dei Capi “ di allora, Luciano Liggio, benché detenuto, e trasmessa dalla emittente di stato che, a specifica domanda, rispondeva di essere stato arrestato dal MILILLO nonché se avesse consultato gli atti pubblicati delle Commissioni Parlamentari Antimafia, non sarebbe incorso in questo macroscopico errore. A mio padre, per i meriti riconosciutegli nella sua esaltante vita di fedele ed onesto servitore dello Stato, ricca di successi, non ultimo quello relativo alla prima cattura di Liggio, è stata intitolata in Sambuca di Sicilia, città che gli diede i natali, l’Aula Consiliare; gli è stata concessa la Cittadinanza Onoraria dalla Città di Corleone; è stato nominato componente del Consiglio Direttivo del C.I.D.M.A. della Città di Corleone. La storia, quella vera e non quella che inspiegabilmente Ella con un paio di suoi colleghi desiderano proporre, nel tempo e nelle sedi giudiziarie, ha reso giustizia. Lei, così come più apertamente dichiarato da Bolzoni e D’Avanzo in una loro intervista, sembra voglia a qualunque costo e con forza inserire il Mangano fra i martiri e gli eroi che hanno combattuto la mafia fino all’estreme conseguenze, come Dalla Chiesa, Chinnici, Falcone, Borsellino, Basile, D’Aleo, Russo, Cassarà, Montalbano, etc,. Se veramente si desidera onorare le vittime e i martiri della mafia, allora, fra questi, non va incluso il Mangano.
Il Procuratore Capo della DDA dr.Grasso, in una recente intervista, sempre in relazione alla fiction “ il capo dei capi “, ha dichiarato che non sarebbe sbagliato inserire nei testi scolastici di storia anche questi argomenti. Condivido pienamente l’inziativa. Bisogna entrare nelle scuole, fra gli studenti e proporre loro, come sta facendo da qualche tempo la Fondazione Legalità e Sviluppo “ Generale Ignazio MILILLO “, modelli positivi da seguire, per contrastare la piaga del bullismo, facendo capire che la giustizia esiste ed è in grado di colpire chi viene meno all’osservanza delle leggi.
Quale Generale dei Carabinieri, se pur in pensione, non posso permettere che all’Arma venga sottratta una pagina della ” sua gloriosa storia, frutto del sacrificio dei suoi uomini, a cui è stato inculcato, con l’amore alla Patria, la fedeltà allo Stato e la tutela ai cittadini, il culto dell’onore, della giustizia e della verità ”. Non si può offendere la memoria di onesti servitori dello Stato che hanno combattuto in guerra e contro il banditismo di Salvatore Giuliano, lottato la camorra e la mafia per assicurare libertà e benessere ai cittadini di questa nostra Italia e permettere, grazie ad errate ricostruzioni di eventi storici, che si continui a divulgare il falso.
Ovviamente, se qualcuno si dovesse risentire per quanto da me detto, sono disponibile a chiarirlo in qualunque sede.
Come ho fatto presente su altri quotidiani e riviste, questa mia, non vuole essere una battaglia sui meriti tra Polizia e Carabinieri perché entrambi, hanno lavorato, lavorano e lavoreranno per il senso della Giustizia, ma desidera fare chiarezza.
Sempre grato voglia gradire cordiali saluti
Gen. Gianfranco Milillo
NELLA FOTO: Luciano Liggio.
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