Autopsia sul corpo del boss di Gela ucciso mentre tentava di scappare dopo una latitanza di 11 anniMessaggi compromettenti che voleva far sparire, trovati nell'esofago e nella pancia del capo-mafia
CALTANISSETTA - Prima di tentare la fuga il boss latitante Daniele Emmanuello aveva provato a far sparire alcuni "pizzini" compromettenti, ingoiandoli. Ma la corsa disperata del latitante, che si nascondeva in un casolare di campagna, è durata solo trenta metri: un proiettile, sparato dall'alto verso il basso, lo ha centrato alla nuca ed è uscito dall'ascella. I dati emergono dall'autopsia che si è conclusa nel pomeriggio, dopo cinque ore. I medici legali hanno trovato nell'esofago e nella pancia del capomafia, ricercato da undici anni, alcuni bigliettini che erano avvolti nella plastica. In questo modo i messaggi, scritti da altri affiliati alle cosche mafiose, sarebbero rimasti integri ed il boss avrebbe potuto successivamente "recuperarli". I "pizzini" sono adesso al vaglio degli investigatori della Squadra mobile di Caltanissetta e dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia, Nicolò Marino e Rocco Liguori, coordinati dal procuratore aggiunto Renato Di Natale. Il contenuto viene tenuto riservato. Emerge tuttavia che il boss di Gela utilizzava per comunicare con i propri affiliati lo stesso metodo adottato da Bernardo Provenzano e dagli altri capimafia vicini al padrino corleonese. L'autopsia è stata preceduta dal riconoscimento del cadavere da parte dei familiari di Emmanuello che sono arrivati in mattinata al Vecchio ospedale di Enna, dove si è svolto l'esame. La moglie del capomafia latitante non ha nominato alcun consulente di parte per assistere all'autopsia. Intanto nella masseria di Villapriolo, la frazione di Villarosa (Enna), in cui da diverse settimane Emmanuello aveva trovato rifugio, è stata scoperta una carta di identità in bianco, una fondina per pistola e numerose cartucce per il fucile che è stato trovato nella stanza da letto in cui dormiva il ricercato, oltre a un rivelatore di microspie.
Daniele Emmanuello era accusato di numerosi omicidi, per i quali è stato condannato all'ergastolo come mandante, oltre che di associazione mafiosa, estorsione e traffico di droga. Ieri mattina, quando è scattato il blitz condotto dagli agenti della sezione Catturandi della Squadra mobile di Caltanissetta, il boss ha avuto il tempo di indossare i pantaloni sul pigiama, infilare le scarpe e un maglione e poi, prima di saltare giù dalla finestra, ingoiare i "pizzini" che riteneva più importanti. Ma un colpo, sparato da un agente dal tetto della casa, lo ha fermato a poca distanza dal casolare, in fondo ad una scarpata. La procura della Repubblica di Caltanissetta ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo in relazione all'uso legittimo delle armi o eccesso colposo. ù
(La Repubblica, 4 dicembre 2007)
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