PALERMO - Per il 55% dei siciliani Cosa nostra può essere sconfitta. E' questo uno dei dati che emerge dal sondaggio commissionato dal mensile "I love Sicilia" all'istituto Ekma di Luigi Crespi, i cui contenuti sono illustrati nel nuovo numero del magazine in uscita venerdì 23 novembre. A pochi giorni dalla cattura del boss Salvatore Lo Piccolo, il sondaggio fotografa la percezione del fenomeno mafioso da parte dei siciliani, offrendo un quadro in bilico fra ottimismo e realismo. Per il 76 per cento degli intervistati, il blitz di Giardinello ha inferto un duro colpo a Cosa nostra. Ma sull'effettivo cambiamento nella mentalità di imprenditori e commercianti, dopo le prime denunce e la nascita di un'associazione antiracket in un teatro gremito a Palermo, il campione si spacca, tra un 43 per cento che ritiene in atto una svolta e un 40 per cento che non è d'accordo con questa affermazione. Tra gli altri elementi emersi dalla rilevazione, anche una scarsa fiducia nella capacità della politica di affrontare il problema mafioso (per il 60 per cento del campione la politica non affronta la mafia in modo giusto ed efficace) e la sensazione che chi denuncia il "pizzo" non sia sufficientemente protetto dallo Stato (così la pensa il 65 per cento degli intervistati).I siciliani, inoltre, manifestano scetticismo sia sull'ipotesi dell'invio dell'esercito nell'Isola, sia sulla campagna di "consumo critico" che vorrebbe orientare gli acquisti verso quegli esercizi che non pagano il racket.Alla cattura di Salvatore e Sandro Lo Piccolo I love Sicilia dedica 16 pagine con analisi e approfondimenti. Il capo della Catturandi della Squadra mobile di Palermo, Cono Incognito, che ha stanato il boss, racconta: "Qualcosa si muove, io ho la percezione che Palermo, un pezzo importante di Palermo, stia cominciando a cambiare. Credo che i palermitani non abbiano più paura a mostrare la faccia alla mafia, i ragazzi di Addiopizzo hanno lavorato sulle coscienze, hanno instillato il dubbio, ma adesso la spallata decisiva devono darla proprio loro, commercianti e imprenditori". Il pm Antonio Antonio Ingroia, invece, analizza la frase "Ti amo papà", pronunciata da Lo Piccolo jr al momento dell'arresto, proponendo diverse chiavi di lettura. E ancora: i retroscena giudiziari che determinarono la latitanza del figlio del boss, un approfondimento sui conti del clan, tra "fatturati" milionari e stipendi degni di capitani d'industria, l'inventario degli oggetti trovati nel covo, dagli orologi ai sigari cubani, le interviste al presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello e al vicepresidente dell'Ance Andrea Vecchio, e una giornata con lo staff del "telefono antiracket".
21/11/2007
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