PALERMO - Il decalogo del "perfetto mafioso", ritrovato tra i documenti sequestrati al boss Salvatore Lo Piccolo, è scritto a macchina in caratteri tutti maiuscoli e ha addirittura un titolo che ricorda la Costituzione: "Diritti e doveri". Seguono i dieci comandamenti che il soldato di Cosa nostra non può mai trasgredire. Il primo comandamento recita testualmente: "Non ci si può presentare da soli ad un altro amico nostro, se non è un terzo a farlo". Il secondo:"Non si guardano mogli di amici nostri". Il terzo: "Non si fanno comparati con gli sbirri". Quarto comandamento: "Non si frequentano né taverne e né circoli". Quinto: "Si ha il dovere in qualsiasi momento di essere disponibile a cosa nostra. Anche se c'è la moglie che sta per partorire". Sesto: "Si rispettano in maniera categorica gli appuntamenti". Settimo: "Si deve portare rispetto alla moglie". Ottavo: "Quando si è chiamati a sapere qualcosa si dovrà dire la verità". Nono: "Non ci si può appropriare di soldi che sono di altri e di altre famiglie". Il decimo comandamento è il più articolato e fornisce indicazioni precise sulle affiliazioni, ovvero su "chi non può entrare a far parte di cosa nostra". L'organizzazione pone un veto su "chi ha un parente stretto nelle varie forze dell'ordine", su "chi ha tradimenti sentimentali in famiglia", e infine su "chi ha un comportamento pessimo e che non tiene ai valori morali".
Con i fogli del decalogo, gli investigatori hanno sequestrato un'immaginetta sacra con la formula rituale di affiliazione: "Giuro di essere fedele a cosa nostra. Se dovessi tradire le mie carni devono bruciare come brucia questa immagine".
(Repubblica, 7 novembre 2007)
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