I cittadini di Corleone, ma anche quelli dei comuni del circondario, stanno riscoprendo il gusto del dibattito e del confronto democratico. A volte usano toni un po’ aspri, ma tutti, con grande passione, ci tengono ad esprimere un’opinione sui temi dai quali si sentono maggiormente coinvolti. A tenere banco in questi giorni sono il trasferimento di don Francesco Carlino e il tentativo di sfrattare il Cidma. Questi due argomenti hanno fatto registrare decine di interventi. Ne abbiamo scelto alcuni più significativi, ripubblicandoli sul sito. Ci rammarichiamo, però, per la scelta dell’anonimato da parte di tanti cittadini. Come sarebbe bello se tutti firmassero col proprio nome e cognome le opinioni sostenute! Sarebbe il segnale di un’ulteriore crescita democratica. Chissà che nei prossimi giorni non avvenga. Dobbiamo essere fiduciosi…
Qualche considerazione sui due argomenti che stanno tenendo banco vogliamo farla. A proposito del Cidma, nessuno più di noi ha criticato le scelte dell’on. Nicolò Nicolosi nella gestione del Centro antimafia. Lo criticavamo quando l’attuale sindaco Nino Iannazzo, allora vice-sindaco e assessore alla legalità della giunta Nicolosi, non aveva nulla da dire. Adesso, però, ci sembra un accanimento auto-lesionista il tentativo di sfrattare il Cidma con la scusa dei locali per l’Ufficio Tecnico. Piuttosto che dare incarichi ai legali per sfrattarlo, perché il sindaco Iannazzo non si batte all’interno del consiglio direttivo del Cidma di cui fa parte per farlo funzionare meglio? Questo significa difendere Nicolosi? Oppure difendere il semplice buon senso?
Rispetto al trasferimento di don Francesco, comprendiamo lo stato d’animo di tante ragazze e tanti ragazzi che insieme a questo giovane sacerdote stavano facendo un percorso di fede molto interessante e ricco. In un simile contesto, il trasferimento sembra un pugno in faccia, una pugnalata alle spalle. Fanno riflettere, però, le considerazioni di don Leo Pasqua, che, da giovane prete, invita a leggere in maniera diversa tutta la vicenda. Un fatto, comunque, è certo: i vertici della Diocesi di Monreale dovrebbero avere più capacità di ascolto e più disponibilità a spiegare il proprio punto di vista. Anche perché oggi tanti fedeli – parafrasando don Milani - vanno imparando che l’obbedienza non sempre è una virtù.
(d.p.)
18 novembre 2007
P.S. Siamo contenti che Città Nuove stia diventando ogni giorno di più lo strumento di questa ripresa dello spirito di confronto democratico. Per questo ringraziamo i lettori...
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