La Sicilia, 18/09/2007
martedì 18 settembre 2007
Palermo, il titolare dell'antica focacceria "San Francesco" riconosce in tribunale il suo estortore
PALERMO - "È lui, l'uomo con le stampelle, quello che veniva nel mio locale a fare le richieste estorsive". Così Vincenzo Conticello, titolare dell'antica focacceria "San Francesco", senza tentennamenti, in una scena giudiziaria rarissima, forse unica a Palermo, ha indicato in aula senza bisogno di imbeccamenti da parte del pm uno dei suoi estorsori: Giovanni Di Salvo, l'uomo che più volte era andato a chiedere il pagamento del pizzo o a proporre mediazioni per conto del racket. È un evento importante dove i criminali delle estorsioni fanno la parte del leone con attentati e omicidi che un imprenditore accusi i suoi aguzzini pubblicamente e davanti ai giudici.E gli accusati non sono balordi prestati al crimine ma personaggi legati alle famiglie di Cosa nostra. Oltre a Di Salvo gli imputati sono Francesco Spadaro, detto Francolino, figlio di Tommaso, il boss mafioso del quartiere Kalsa, ex ras del contrabbando e poi della droga, e Lorenzo D'Aleo. Sono tutti accusati di estorsione aggravata, per avere agevolato Cosa nostra. Vito Seidita, un altro della banda, è stato già condannato in abbreviato a 8 anni di carcere.Conticello in aula ha detto di aver continuato a ricevere 'segnali' intimidatori. Il più significativo quest'estate, quando un misterioso <> agli impianti idraulici dell'Antica Focacceria provocò un allagamento, causando notevoli danni. Esaminato dal Pm Lia Sava, e controesaminato dal proprio difensore, Stefano Giordano, Conticello ha raccontato l'inizio della sua storia di vittima del 'pizzo': dalla prima visita di Giovanni Di Salvo che il 25 novembre del 2005 si presentò alla Focacceria e gli chiese di pagare 500 euro al mese, per "mettersi in regola". Il ristoratore denunciò e i carabinieri filmarono e registrarono le richieste del racket fino agli arresti supportati da tante prove.Conticello non vuole commentare la giornata, non vuole descrivere le proprie emozioni "finchè non sarò ascoltato dalla difesa degli imputati" ma dice di non sentirsi "più solo, la ribellione di alcuni imprenditori minacciati a Catania come a Caltanissetta fino a qualche tempo fa era inconcepibile". "Io continuo a fare il mio lavoro - conclude - Ci metto lo stesso impegno di sempre e rifarei tutto quello che ho fatto". E nell'udienza di oggi, simbolicamente, erano in aula anche Tano Grasso, presidente onorario della federazione nazionale antiracket, e l'ex senatrice dei Verdi Pina Maisano Grassi, vedova dell'imprenditore Libero ucciso a Palermo dalla mafia delle estorsioni, oltre ad alcuni ragazzi di Addiopizzo che indossavano le magliette con le scritte: "Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità"."Oggi si è realizzato un obiettivo importante: quello di sottrarre alla solitudine il commerciante che si ribella alle estorsioni - ha detto Grasso - Sono qui per testimoniare il sostegno di tutti gli imprenditori del movimento antiracket italiano al nostro coraggioso collega Vincenzo Conticello".E anche la politica dopo gli ultimi attentati a Catania, Agrigento, Caltanissetta sembra aver accesso un riflettore sulle estorsioni. Il presidente dell' Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, ha annunciato una seduta straordinaria del Parlamento siciliano dedicata alle misure antiracket, dove <
Caro Fabio Caro Vincenzo,
RispondiEliminasono orgoglioso sia di essere palermitano sia di essere Vostro amico.
Purtoppo, per lavoro, sono lontano da Palermo.
Il Vostro coraggio e la Vostra fermezza riaccendono riflettori che sembravano spenti da tempo a Palermo.
E' così che si curano gli sporchi mali. l'anticorpo è finalmente partito a Palermo e si chiama "coraggio".
Non crediate di essere soli, non lo siete!
Il coraggio come il Vostro unito alla presenza dello Stato "pulito" è l'unica arrma per combattere la mafia!
Palermo è piena di gente che deve vedere il Vostro impegno!
Sono certo che altri seguiranno il Vostro esempio!
ne sono certo!
Un immenso abbraccio
Marco Agnolozzi