martedì 18 settembre 2007

Dalle terre dei "corleonesi" nasce il vino "CENTOPASSI", dedicato a Placido Rizzotto

Dalle terre liberate dalla mafia è nato il vino “Centopassi”. Sono stati dedicati a Placido Rizzotto, il sindacalista ucciso dalla mafia a Corleone nel 1948, i primi due vini prodotti dalla nuova cantina “Centopassi”, l’azienda vitivinicola delle cooperative di “Libera Terra” che gestiscono i beni confiscati alla mafia. Un “Placido Rizzotto Rosso”, frutto dell’unione di nero d’avola e syrah e un “Placido Rizzotto Bianco”, di qualità catarratto; entrambi annata 2006. L’iniziativa di presentazione si è svolta, nei giorni scorsi, nella pizzeria Impastato a Cinisi, sulla SS 113, uscita Villagrazia di Carini. Alla tavola rotonda, moderata dal giornalista del Corriere della Sera, Felice Cavallaro, hanno partecipato il magistrato Franca Maria Imbergamo, pubblico ministero al “processo Impastato”, Laura Romeo Caselli, attivista di Libera Piemonte, l’attore Luigi Lo Cascio e l’attrice Lucia Sardo del cast de “I cento passi” e i ragazzi di Addiopizzo. I vini CENTOPASSI sono l’ultima produzione delle cooperative “Placido Rizzotto - Libera Terra” e “Lavoro e non solo”, che già da qualche anno producono olio, pasta, farina, conserve e legumi. Dalle terre liberate dalla mafia dunque nascono i prodotti “Libera Terra” dal sapore di legalità, riscatto, libertà. Frutto del lavoro di giovani che, riunitisi in cooperative sociali, coltivano ettari di terra confiscati ai boss della mafia, grazie alla legge di iniziativa popolare 109/96 nata da una grande mobilitazione promossa da Libera, l’associazione antimafia guidata da Don Ciotti.
“I prodotti vengono coltivati nel rispetto delle tipicità e delle tradizioni del territorio, applicando i principi dell’agricoltura biologica, per portare sulla tavola delle famiglie italiane un prodotto genuino, buono e… giusto. Per un consumo consapevole: perché anche in questo modo è possibile sconfiggere la mafia”. Il progetto “Libera Terra” promuove, dunque, la nascita di cooperative sociali nel settore agro-biologico su beni confiscati alla criminalità organizzata dando a giovani del territorio la possibilità di investire su un’opportunità di riscatto sociale e di sviluppo economico.
Le terre confiscate ai boss mafiosi del corleonese sono coltivate da un gruppo di giovani che nel 2001 ha fondato la cooperativa “Placido Rizzotto - Libera Terra”. La cooperativa opera sulle terre del Consorzio di comuni Sviluppo e Legalità del palermitano, dove si occupa dell'inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, creando opportunità occupazionali ispirandosi ai principi della solidarietà e della legalità. La cooperativa è nata il 22 novembre 2001 iniziando la coltivazione di oltre 155 ettari di terreni, confiscati a boss come Brusca o Riina. I giovani della cooperativa hanno rimesso in marcia anche i trattori confiscati ad alcuni mafiosi e hanno seminato i primi terreni. L’otto luglio 2002 il primo raccolto del “grano della speranza”: a Corleone, nella Valle del Gorgo del Drago, teatro delle battaglie del giovane segretario della Camera del Lavoro Placido Rizzotto, alla presenza delle massime autorità isituzionali, si è effettuata la prima trebbiatura del frumento seminato su quelle terre rese particolarmente fertili dagli anni dell’abbandono. “Libera Terra” intanto è divenuto un progetto pilota a livello europeo. In ricordo della strage di Portella della Ginestra del maggio 1947, la cooperativa “Placido Rizzotto - Libera Terra” ha dedicato un agriturismo ai martiri del massacro. Un'antica masseria confiscata al boss Bernardo Brusca, sita a poche centinaia di metri dal luogo della strage, forse anche teatro di alcuni incontri tra capimafia, è oggi diventata una struttura turistica, l’agriturismo “Portella della Ginestra”. Tutte le informazioni sul progetto su http://www.liberaterra.it/ dove è anche possibile acquistare i prodotti on-line.In questi giorni, per la vendemmia a Corleone, collabora anche un gruppo di giovani toscani, dell’associazione “Liberaci dalla spine”, in Sicilia “per un’antimafia sociale nel segno della concretezza”, scrivono sul loro blog www.intoscana.it/roller/liberarcidallespine

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