TORINO - Sono passati 45 anni esatti da quando il mondo del cinema ha perduto una delle sue personalità più affascinanti, fragili e sensuali, icona per eccellenza dell’attrazione e del desiderio. Il suo nome era Norma Jeane Baker, ma è sempre stata conosciuta come Marilyn Monroe. Era la notte tra il 4 e l 5 agosto del 1962 quando la sua «bianca ombra d’oro» - questa l’espressione con cui Pier Paolo Pasolini definì il suo corpo - fu trovato nudo ed abbandonato in una stanza del suo appartamento a Brentwood, in California. L’autopsia non lasciò spazio a dubbi: avvelenamento da barbiturici. Un’alone di mistero avvolse dunque la sua morte, che la stroncò all’età di 36 anni, nel pieno della sua carriera e del suo successo. In un primo momento tutti pensarono che Marylin, sempre più fragile e intrattabile anche a causa dell’abuso di alcol e tranquillanti, si fosse tolta la vita. Non tardarono però a concentrarsi sospetti di omicidio intorno alla sua tragica scomparsa. James Bacon, amico dell’atttrice, fu il primo a non credere all’ipotesi del suicidio: «Marilyn non era assolutamente depressa: 5 giorni prima di morire aveva in progetto di andare in Messico, dove aveva una nuova casa ed un fidanzato. Mi disse che cercava dei mobili per arredarla». Tra le ipotesi, non ne sono mancate alcune inconsuete: c’è chi sostiene che la stella fu uccisa dopo aver minacciato John F. Kennedy di rivelare un patto segreto firmato dal governo degli Usa con gli alieni, o chi crede che la donna, dopo aver finto un suicidio per cogliere l’attenzione di Robert Kennedy, fosse stata lasciata sola dagli amici che avrebbero dovuto salvarla. Cantante, modella, attrice, protagonista di film monumento del cinema mondiale, come «A qualcuno piace caldo» e «Gli uomini preferiscono le bionde», fu una vera e propria leggenda vivente, amata da un pubblico vastissimo per la sua figura soave e irraggiungibile ma al tempo stesso fragile e complessa. La sua aria di bambina perduta e cresciuta senza padre incantò milioni di uomini, tra cui Marlon Brando, Joe di Maggio, Arthur Miller e i due fratelli Kennedy, ma nessuna figura maschile riuscì a colmare un vuoto e una solitudine che sembravano inconsolabili, e che forse tali rimasero per tutta la sua breve vita.
Corriere della sera, 5 agosto 2007
Corriere della sera, 5 agosto 2007
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