giovedì 9 agosto 2007

"Liberarci dalle spine". La verifica finale con i giovani volontari del campo di Canicattì

Questo campo, svoltosi dal 25 luglio all'8 agosto, ha visto complessivamente 78 partecipanti. La verifica è durata oltre quattro ore. All’inizio nessuno rompeva il ghiaccio ma poi tutti si sono espressi con grande maturità e consapevolezza rispetto ai quesiti che abbiamo loro posto:
Che idea ti sei fatto/a della mafia?
Qual è stato per te il momento più interessante?
E il meno interessante?
Qual è la prima cosa che racconterai agli amici e ai tuoi cari una volta tornato/a a casa?
Cosa vuoi fare per continuare questo percorso di educazione alla legalità?
I momenti più interessanti sono stati per moltissimi ragazzi/e il lavoro sui terreni al mattino, denso di emozioni, ma molti hanno parlato anche di alcuni incontri, come quello con Rita Borsellino e quello con Alfio Foti, particolarmente apprezzato per lo stile di Alfio, che lo ha impostato come una chiacchierata, un dibattito informale che ha consentito a ciascuno di fare domande e osservazioni.
I momenti meno interessanti, anzi, più noiosi, anche se ogni ragazzo ha rilevato che ne percepiva l’importanza per la cooperativa in termini di visibilità, sono stati gli incontri con le istituzioni locali, quello di Cianciana, quello a Serradifalco o Cammarata, dove si era stanchi dopo un’intensa giornata di lavoro, e si assisteva come “pubblico” a interventi lunghissimi e non sempre centrati sul tema della mafia.
Occorre comunque rilevare che questi momenti sono stati organizzati per la prima volta in modo sperimentale dai circoli dell’arci di Agrigento, che hanno cercato di partecipare in modo attivo e in questo senso sono da apprezzare, anche se certamente da migliorare.
Tra le criticità sono emerse anche alcune difficoltà logistiche legate al grande numero di partecipanti: una cucina piuttosto piccola, pochi bagni. Rilievi oggettivamente giusti.
Su questo punto però occorre rilevare che il progetto originale prevedeva dai 25 a un massimo di 30 partecipanti. Tra i criteri di scelta previsti dal progetto c’era quello di accettare soltanto maggiorenni, chi permaneva per tutto il periodo del campo, solo i residenti nella Regione Toscana, solo chi chiedeva di fare i campi di lavoro per la prima volta. Il rispetto dei criteri previsti avrebbe però escluso un grande numero dei ragazzi presenti, ai quali comunque l’arci regionale toscana non ha voluto negare l’opportunità di “esserci” visto anche che la finalità principale dell’arci Toscana è quella di creare una grande rete di conoscenza e di condivisione del lavoro dell’associazione e della cooperativa in Sicilia. Significativo è comunque rilevare come diversi ragazzi/e abbiamo detto che non ci sono stati momenti meno interessanti, che tutto è stato a suo modo degno di essere vissuto.
La prima cosa che racconteranno agli amici si sintetizza bene con le parole di Maria Cristina: “racconterò prima di tutto dei soci della Cooperativa che testimoniano con i loro silenzi e i loro sguardi un grande coraggio!”
Ognuno di loro vuol continuare a impegnarsi in questo percorso educativo da casa propria, visto che hanno ben chiaro che nessuno territorio è immune ai problemi della criminalità organizzata: c’è chi si offre per fare i banchini con i prodotti delle cooperative ai concerti, alle sagre e alle feste, chi si propone come volontario durante la carovana antimafia in Toscana, chi adotterà una vite, chi vorrà fare testimonianza della propria esperienza tra gli amici e con i ragazzi delle scuole, sperando di far venire a qualcun altro la voglia di partire per la Sicilia il prossimo anno. Ci sono addirittura due simpaticissimi sbandieratori di Firenze, che ci propongono di accompagnare con i loro spettacoli la carovana toscana quest’autunno e chi si impegnerà per far arrivare lo striscione Liberarci dalle spine addirittura allo stadio, affinché più persone possibile conoscano queste esperienze e siano sensibilizzati all’impegno dell’antimafia sociale. Tutti si propongono di documentarsi di più, di informarsi e formarsi su questa tematica.
Sull’idea che ciascuno ha avuto l’opportunità di farsi in questi giorni sulla mafia si sono espressi tutti in modo articolato, dicendo che l’hanno in parte cambiata e in parte confermata in base agli studi e agli approfondimenti che avevano fatto singolarmente o in gruppo prima di partire: Marco ha detto che è un fenomeno con grandi capacità di metamorfosi e Dario che è incredibilmente sotterraneo ma visibile. Anche Jacopo ha rilevato che è qualcosa che non si fa vedere ma si vede dall’insistenza degli sguardi in paese che si posano su di noi. Francesca l’ha definita un sistema di sopraffazione e che è possibile sconfiggere. Chiara ha detto che è un fenomeno radicato nella mentalità, Miguel che è un parassita che intacca l’economia e la politica. Corinna pensa che sia un sistema dentro un sistema, un modo di pensare, una cultura da sconfiggere senza scoraggiarsi. Cristina ha citato una bella frase che ha sentito in televisione per spiegare l’intreccio profondo tra mafia, economia, politica e istituzioni: la mafia si combatte in Sicilia ma si sconfigge a Roma. Guglielmo rileva che è un tessuto sociale, Tommaso dice che è una guerra da combattere e da sconfiggere a livello istituzionale. Elena la definisce un sistema a rete, Gregorio una cosa occulta presente in tutta Italia, Gloria dice di averla respirata molto, che è molto visibile in questo territorio dominato dal disordine edilizio, dalla mancanza di regole. Simone la definisce una organizzazione ben organizzata, Olga un’organizzazione subdola. Valentina l’ha sentita ovunque, dal chiosco delle bibite ai negozi del centro, silenziosa, strutturata. Andrea dice che fa paura perché è nascosta, Virginia la definisce un virus, che se non ci sforziamo di scovare diventa letale. Roberta dice che è un modo di essere, Simone che è uno stile di vita, Alessandra che è una mentalità. Simona, del gruppo scout di Roma che ha fatto complessivamente sei giorni, dice che anche se non hanno partecipato tutto il periodo è stato importantissimo sporcarsi le mani per capire. […]
F. B – ARCI TOSCANA

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