Ad agosto quattro intimidazioni in pochi giorni. Intervengono Grasso e Lumia. Solidarietà della Diocesi
di Rino Giacalone
Quattro intimidazioni, tre firmate con il fuoco, sono un segnale preciso. La mafia c'entra negli attentati subiti dall'inizio di agosto, dalle fattorie oggi affidate ad associazioni e comunità, come la Casa dei Giovani di padre Salvatore Lo Bue, che si occupano delle aziende di Zangara e Latomie a Castelvetrano, o all'associazione San Vito di padre Francesco Fiorino che tra l'altro gestisce un terreno, uliveto ed agrumi, a Torre Cusa a Campobello di Mazara. «La reazione – dice il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso – ci fa capire che la mafia è stata colpita e reagisce, vuol dire che l'analisi e l'azione condotta sono corrette. Certo è brutto vedere colpito il lavoro di tanti giovani, ma si tratta di donne e uomini, sacerdoti e volontari che hanno sempre risalito la china e che lo faranno ne sono sicuro ancora oggi». C'è una circostanza che non sfugge. Nei momenti in cui il Parlamento è stato chiamato ad occuparsi di legislazione antimafia, è da Trapani che sono partiti precisi messaggi firmati Cosa Nostra. Il boss Leoluca Bagarella scelse l'aula del Tribunale per attaccare il 41 bis, adesso questi attentati mentre la commissione nazionale antimafia si appresta a presentare un disegno di legge di modifica della legge sulle confische. Lo scenario si completa così: dietro i terreni oggi confiscati e oggetto di intimidazioni ci sono nomi «pesanti», Bernardo Provenzano, Matteo Messina Denaro, e quello del campobellese Vincenzo Spezia. «Non sappiano se è stata la mafia ad agire – dice l'on. Giuseppe Lumia vice presidente dell'Antimafia – ma se non c'entra Cosa Nostra certamente chi ha agito per vendetta o per altro non lo ha potuto fare senza il “permesso” dei boss. È tempo che da Trapani partano altri messaggi, quelli della società civile in rivolta contro i boss, ma da non tutte le istituzioni giungono i solleciti giusti».Qui a comandare la mafia è il super latitante Matteo Messina Denaro. C'è la sua impronta? «Trova sempre fidati che si mettono a disposizione, è un fuoco che a lui non dispiace – osserva Lumia – gli organi investigativi mi risulta che stanno lavorando bene il gesto non può restare e so che non resterà impunito».La Chiesa di Mazara ha espresso solidarietà alle comunità colpite, confidando nell'attività investigativa ha auspicato che l'opera educativa e di promozione sociale possa proseguire serenamente. Nei terreni di Zangara hanno deciso che presto si vedranno il presidente della commissione antimafia Francesco Forgione, con il presidente di Libera don Luigi Ciotti. L'idea che circola è quella che qui potrebbe essere presentato il ddl sulle confische.
di Rino Giacalone
Quattro intimidazioni, tre firmate con il fuoco, sono un segnale preciso. La mafia c'entra negli attentati subiti dall'inizio di agosto, dalle fattorie oggi affidate ad associazioni e comunità, come la Casa dei Giovani di padre Salvatore Lo Bue, che si occupano delle aziende di Zangara e Latomie a Castelvetrano, o all'associazione San Vito di padre Francesco Fiorino che tra l'altro gestisce un terreno, uliveto ed agrumi, a Torre Cusa a Campobello di Mazara. «La reazione – dice il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso – ci fa capire che la mafia è stata colpita e reagisce, vuol dire che l'analisi e l'azione condotta sono corrette. Certo è brutto vedere colpito il lavoro di tanti giovani, ma si tratta di donne e uomini, sacerdoti e volontari che hanno sempre risalito la china e che lo faranno ne sono sicuro ancora oggi». C'è una circostanza che non sfugge. Nei momenti in cui il Parlamento è stato chiamato ad occuparsi di legislazione antimafia, è da Trapani che sono partiti precisi messaggi firmati Cosa Nostra. Il boss Leoluca Bagarella scelse l'aula del Tribunale per attaccare il 41 bis, adesso questi attentati mentre la commissione nazionale antimafia si appresta a presentare un disegno di legge di modifica della legge sulle confische. Lo scenario si completa così: dietro i terreni oggi confiscati e oggetto di intimidazioni ci sono nomi «pesanti», Bernardo Provenzano, Matteo Messina Denaro, e quello del campobellese Vincenzo Spezia. «Non sappiano se è stata la mafia ad agire – dice l'on. Giuseppe Lumia vice presidente dell'Antimafia – ma se non c'entra Cosa Nostra certamente chi ha agito per vendetta o per altro non lo ha potuto fare senza il “permesso” dei boss. È tempo che da Trapani partano altri messaggi, quelli della società civile in rivolta contro i boss, ma da non tutte le istituzioni giungono i solleciti giusti».Qui a comandare la mafia è il super latitante Matteo Messina Denaro. C'è la sua impronta? «Trova sempre fidati che si mettono a disposizione, è un fuoco che a lui non dispiace – osserva Lumia – gli organi investigativi mi risulta che stanno lavorando bene il gesto non può restare e so che non resterà impunito».La Chiesa di Mazara ha espresso solidarietà alle comunità colpite, confidando nell'attività investigativa ha auspicato che l'opera educativa e di promozione sociale possa proseguire serenamente. Nei terreni di Zangara hanno deciso che presto si vedranno il presidente della commissione antimafia Francesco Forgione, con il presidente di Libera don Luigi Ciotti. L'idea che circola è quella che qui potrebbe essere presentato il ddl sulle confische.
La Sicilia, 19 agosto 2007
NELLA FOTO: Padre Salvatore Lo Bue
NELLA FOTO: Padre Salvatore Lo Bue
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