giovedì 9 agosto 2007

Buccinasco (Mi). Infuriano le polemiche sullo stop alla pizzeria sociale nei locali confiscati alla 'ndrangheta. Libera e L'Unione contro il sindaco

CORRIERE DELLA SERA – giovedì 9 agosto 2007
La vecchia giunta dell’Unione voleva trasformare in “pizzeria sociale” il locale frequentato dalla cosca dei Sergi. Il sindaco Cereda: nessuna lezione dalla sinistra
BAR CONFISCATO alla ‘NDRANGHETA, APPELLO AL PREFETTO
Buccinasco, no della Cdl al centro per la legalita’. L’associazione antimafia: qualcuno indaghi


L’ultimo consiglio comunale, quello dell’annuncio del sindaco di annullare la delibera del predecessore, s’era fermato un minuto. Un minuto di silenzio in ricordo di Paolo Borsellino. L’ultima riunione di giunta non s’e’ fermata nemmeno un secondo: via di filato per decidere di «rivedere la destinazione dell’immobile» in «base agli obiettivi del nuovo programma politico».
Nonostante proteste, presidi e appelli, indietro non si torna e tornera’. A Buccinasco, la nuova giunta di centrodestra ha azzerato l’iter — ormai concluso — dell’antecedente giunta dell’Unione che voleva trasformare il bar Trevi, confiscato alla ’ndrangheta, in una «pizzeria sociale», spazio di aggregazione e per disabili.
L’associazione antimafia Libera, che fin qui aveva assistito, aspettato, osservato in silenzio, adesso s’e’ stancata: «Si perderanno altri anni preziosi per dimostrare la capacita’ dello Stato di colpire le ricchezze della criminalita’ organizzata». Di piu’: il referente lombardo di Libera, Lorenzo Frigerio, ha annunciato la richiesta di intervento al prefetto Gian Valerio Lombardi, «per vederci meglio e chiaro» in questa vicenda.
Non per altro: stiamo parlando di Buccinasco, con la sua storia, una storia pesantissima, di ’ndrangheta. E stiamo parlando di un bar, in via Bramante, dove negli anni Novanta s’incontravano gli affiliati dei Sergi, dinastia che ha comandato (comanda?) a colpi di pistola e agguati e vendette.
La pizzeria sociale e’ — anzi, sarebbe stata — piu’ d’una semplice riconversione. La pizzeria sociale sarebbe potuta diventare un simbolo, chiaro e luminoso, e un segno di riscossa in una zona che ancora fatica, che ancora ha addosso i clan calabresi, che contempla connivenze e omerta’. A chi l’ha contestato, il sindaco Loris Cereda ha dato due risposte. La prima: «La sinistra non venga a insegnare a me la legalita’». La seconda: «Sulla destinazione d’uso abbiamo nostri progetti». Quali, non si sa. Anche perche’ i soldi che la giunta di centrosinistra aveva messo a bilancio per la «pizzeria sociale» (25 mila euro), l’attuale giunta di centrodestra li ha indirizzati «ad altre manutenzioni straordinarie».
Morale: scommettiamo che per una vita intera in via Bramante non succedera’ niente, le saracinesche resteranno abbassate e i locali non verranno riqualificati?
ANDREA GALLI




AVVENIRE – giovedì 9 agosto 2007
BUCCINASCO – Il locale confiscato alla ‘ndrangheta doveva essere destinato a usi sociali. Nuovo stop alla pizzeria antimafia. Il Comune: progetto da rivedere. L’associazione Libera: basta rinvii

DA BUCCINASCO (MI)
CESARE GIUZZI


Il bar Trevi a Buccinasco non esiste piu’. La Procura lo ha chiuso, sbarrato, sequestrato il 27 luglio del 1993. Era il quartier generale dei Sergi. Qui negli anni Novanta sono stati ordinati omicidi e progettati attentati a magistrati. Il covo della ’ndrangheta di Buccinasco (e di buona parte del sud milanese) doveva diventare una pizzeria sociale antimafia: un bene confiscato alle cosche e riconvertito dallo Stato per dimostrare la vittoria delle istituzioni, della Legge e della Giustizia, sulla mafia. Solo l’ultima fase del processo di riconversione è durata piu’ di quattro anni, dal 2003.
Una settimana fa, dopo anni di battaglie, speranze, annunci, la giunta comunale di Buccinasco, guidata dal sindaco di centrodestra, Loris Cereda, ha bloccato definitivamente il progetto di riconversione del locale di via Bramante. Giusto a pochi metri dal traguardo. Il motivo? «Poca trasparenza nell’assegnazione della gestione alla cooperativa sociale onlus Spazio aperto», spiega il sindaco, scarsa condivisione del progetto della pizzeria da parte della nuova amministrazione comunale («meglio pensare un altro uso, piu’ utile ai cittadini») e infine la destinazione dei 25mila euro del finanziamento al progetto (per la ristrutturazione dei locali del bar e la conversione a pizzeria) ad altri usi, come la manutenzione delle scuole. Una decisione che il Comune ha assunto ufficialmente lo scorso 2 agosto, annullando la delibera del precedente sindaco Michele Carbonera (più volte vittima di intimidazioni mafiose). In pratica il neo sindaco (eletto a maggio) chiede che l’iter di assegnazione venga «rivisto e ridiscusso », quindi ricominciare da capo.
Una scelta (peraltro legittima), che pero’ secondo Lorenzo Frigerio, referente lombardo dell’associazione «Libera, contro tutte le mafie», capeggiata da don Luigi Ciotti, «rappresenta un segnale preoccupante per la lotta alla mafia». «Qualcuno – spiega Frigerio – finge di non sapere che Buccinasco era e forse e’, cosi’come lo e’ stata definita dalle inchieste sulla ’ndrangheta a Milano, la "capitale delle cosche di Plati’" nel Nord Italia. Un iter che dura da 13 anni e’ sinonimo di debolezza, ora ripartire da capo e’ assurdo. Lo stop del Comune significa rischiare di non assegnare mai i beni, come vogliono i clan».
Libera ha chiesto la convocazione immediata di un tavolo con il prefetto Gian Valerio Lombardi e l’Agenzia del Demanio per discutere il blocco dell’assegnazione.

I BENI DELLE COSCHE
In Lombardia confiscati 488 immobili ai clan - Quarta regione d’Italia
Sono 488 i beni confiscati alle mafie in Lombardia. Secondo i dati dell’Agenzia del Demanio (che poi li trasferisce ai Comuni) solo 242 sono stati riconvertiti. La regione e’ quarta dopo Sicilia, Campania e Calabria, e supera Puglia e Sardegna. In Lombardia giace il patrimonio delle cosche calabresi e di cosa nostra (clan Crisafulli, Quarto Oggiaro).A Buccinasco, oltre al bar di via Bramante, e’stata confiscata la villa di Antonio Papalia, dell’omonima ’ndrina di Plati’, in via fratelli Rosselli. Aveva una vasca da bagno grande come una piscina: ora e’ sede della Croce Rossa. Quando c’e’ stato l’appalto per la ristrutturazione diverse ditte si sono fatte da parte dopo aver ricevuto «amichevoli intimidazioni» dai clan Sergi, Papalia e Morabito.
Ma nell’elenco dei beni confiscati ci sono anche la villa di Franco Coco Trovato (boss della Comasina) a Galbiate (Lecco) diventata il centro diurno per anziani «Le querce di Mamre» (Caritas). Beni sequestrati anche a Milano, dove il processo di riconversione e’ pero’ da anni in alto mare. (C.Giu.)

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