di Felicia Masocco
Raggiunto l’accordo sull’aumento delle pensioni basse. L’intesa è arrivata nella notte, al termine di una riunione fiume tra il ministro del Lavoro e Cgil, Cisl, Uil e Ugl e prevede incrementi per 3 milioni e 400 mila anziani, di cui 300mila con assegni sociali. Un «giusto compromesso», è stato detto, articolato in tre punti. Il primo riguarda uomini e donne che abbiano raggiunto i 64 anni e abbiano un reddito individuale di 8.504,73 euro, prima casa esclusa. Se hanno versato fino a 15 anni di contributi (18 anni per i lavoratori autonomi) avranno un aumento annuale di 333 euro, pari a 28 euro mensili. Dai 15 anni e fino ai 25 (dai 18 ai 28 anni per gli autonomi) l’incremento sarà di 420 euro, cioè 33 euro al mese. Oltre i 25 (28 per gli autonomi) sarà di 505 euro, 39 al mese.
Per tutti, gli incrementi saranno erogati in un’unica tranche annuale, una sorta di quattordicesima a giugno o a luglio, a partire dal 2008. Per quest’anno, l’una-tantum calcolata con gli stessi criteri, scatterà a ottobre o novembre e sarà in media di 324 euro. Per quanto riguarda le pensioni assistenziali (assegni sociali, invalidi civili, ciechi e sordomuti), non fa fede l’età, ma l’ammontare della pensione. Avranno gli aumenti necessari ad arrivare a 580 euro al mese a partire dal prossimo gennaio. Infine Per le pensioni più alte, quelle comprese da tre volte a cinque volte la minima, è prevista la rivalutazione dall’attuale 90% al 100% dell’inflazione. Una misura questa che riguarda 2 milioni 700 mila pensionati. Soddisfatto il ministro Cesare Damiano, l’intesa «è un passo molto importante che valorizza la concertazione e apre la strada ad un accordo complessivo» su tutte le materie in discussione, dagli ammortizzatori sociali allo scalone.
Un «giusto compromesso», dunque, che lascia soddisfatti anche i sindacati al termine di un tira e molla che a tratti è sembrato mandare tutto in aria. «È un punto di intesa importante di un percorso molto ampio», ha detto Morena Piccinini, segretaria confederale della Cgil, si tratta di «una tappa significativa che ha in sé elementi di compromesso. L'insieme di questi aspetti faranno parte, speriamo, di un’intesa complessiva in cui tutto si tiene». Dello stesso avviso Pierpaolo Baretta della Cisl, secondo cui l'accordo rappresenta «una buona risposta ai pensionati ed un buon viatico ad un accordo generale che auspichiamo e vogliamo fare nei prossimi giorni». Per la Uil, Domenico Proietti ha parlato di «un'intesa innovativa, una buona intesa che per la prima volta valorizza il sistema contributivo e speriamo servirà a rasserenare il clima.
«L’accordo rappresenta una risposta concreta per i pensionati», anche per Renata Polverini, leader Ugl. Si è trattato fino a notte, i numeri hanno subito oscillazioni perché a un certo punto la trattativa si era incagliata sul requisito dell’età. A dividere erano state le donne. Secondo la prima proposta presentata dal ministro Cesare Damiano, per beneficiare degli aumenti uomini e donne dovevano avere 65 anni. Per i sindacati dovevano scattare a 60 per le donne, con l’accesso alla pensione di vecchiaia. Alla fine la mediazione è stata a 64 anni come «derivata» degli altri requisiti (risorse e platea). Mentre al ministero del Lavoro si trattava, fuori ancora un giorno di divisioni nella maggioranza sul superamento dello scalone. In attesa che il premier Romano Prodi al rientro da Israele presenti la proposta che deciderà la sorte dello scalone. E del governo.
L’Unità, 11.07.07
FOTO: il ministro Cesare Damiano
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