Sono da condividere in diversi passaggi le osservazioni critiche, contenute nella lettera del sindaco Iannazzo, sull’attuale situazione del Cidma. Detto questo, però, vorremmo che la lettera in questione fosse più completa. Iannazzo, infatti, ha “dimenticato” di citare fatti e circostanze indispensabili, per avere un’idea chiara su quello che c’è dietro la “partita Cidma”. L’attuale sindaco salta a piè pari gli ultimi cinque anni di gestione Nicolosi del Cidma, quando lui (almeno per i primi quattro anni) era il suo vice e l’assessore alla legalità. Nel giugno 2002, per protestare contro la nomina ad assessore del comune di Corleone di un legale difensore di Gianni Riina (figlio primogenito di don Totò), diversi componenti del Cidma rassegnarono le dimissioni dal direttivo. Interpretando capziosamente queste dimissioni come dimissioni anche dall’assemblea generale, l’allora sindaco Nicolosi dichiarò decaduti soci fondatori come l’associazione Libera, il Centro Peppino Impastato, il Centro Pio La Torre, la Fondazione Cesare Terranova, il Cepes, l’Istituto Gramsci Siciliano, Antimafia 2000, la Cgil e l’Associazione Città Nuove.
Di fronte a questo “colpo di mano”, però, l’allora vicesindaco-assessore alla legalità Nino Iannazzo non mosse un dito, nè disse una parola. Anzi, si affrettò a votare le delibere di nomina dei legali per le querele intentate da Nicolosi contro chi scrive.
Nel gennaio del 2004, l’allora sindaco Nicolosi, presidente del Cidma, modificò una prima volta lo statuto. Davanti al notaio c’erano solo lui e la prof.ssa Miata, ma l’allora vicesindaco-assessore alla legalità Nino Iannazzo non mosse un dito, nè disse una parola. Una modifica statutaria faceva diventare “eterni” i componenti del Cidma nominati dal comune (come il Papa e gli Imperatori!), ma l’allora vicesindaco-assessore alla legalità Nino Iannazzo non mosse un dito nè disse una parola.
Tranne qualche rara eccezione, in cinque anni il Cidma si è limitato solo a fare presentazioni di libri, spesso poco attinenti col fenomeno mafioso, e delle kermesse (notti “bianche”, musical, etc.) più da “Estati” corleonesi che da centro antimafia, ma l’allora vicesindaco-assessore alla legalità Nino Iannazzo non mosse un dito, nè disse una parola.
Con criteri assolutamente discrezionali-clientelari, l’allora sindaco Nicolosi, presidente del Cidma, ha assunto diverse unità di personale e conferito diversi incarichi professionali, ma l’allora vicesindaco-assessore alla legalità Nino Iannazzo non mosse un dito, nè disse una parola.
Il suo starnazzare, come le oche del Campidoglio, di adesso nasconde solo la rabbia per essere stato estromesso dalla presidenza del Cidma. Una poco credibile "guerra" all'interno del Polo, dunque. Probabilmente, la soluzione, quella vera, sarebbe sciogliere il Cidma, confessando con molta onestà che non ci sono le condizioni etico-politiche per tenere in vita un simile organismo.
Ma questo lo valuteranno le autorità dello Stato, a cui Iannazzo si è rivolto.
d.p.
22 luglio 2007
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